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Energy Efficiency Report
Novembre 2012
L’efficienza energetica in impresa:
soluzioni tecnologiche, fattibilità
economica e potenziale di mercato
www.energystrategy.it
Novembre 2012
www.energystrategy.it
Energy Efficiency Report
L’efficienza energetica in impresa:
soluzioni tecnologiche,
fattibilità economica
e potenziale di mercato
www.energystrategy.it
ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO
3
		
L’efficienza energetica:
una leva per la competitività delle
imprese italiane
Il quadro normativo europeo
e italiano per l’efficienza energetica
in impresa		
L’impianto normativo europeo	
Le norme UNI-ISO in tema
di efficienza energetica
L’impianto normativo italiano
Gli obiettivi di efficienza energetica
nel settore industriale
I sistemi di incentivazione
dell’efficienza energetica nel settore
industriale
La “Strategia Energetica Nazionale”
					
La sostenibilità economica delle
soluzioni per l’efficienza energetica
in impresa	
Le soluzioni per la riduzione del
consumo di energia		
Motori elettrici		
Inverter
UPS
Rifasamenti dei carichi elettrici
Aria compressa
Refrigerazione
Sistemi di combustione efficienti
Le soluzioni per la riduzione della
dipendenza dall’approvvigionamento di
energia elettrica o di combustibile 	
Cogenerazione
Impianti a vapore
Turbine a gas e cicli combinati
Motori a combustione interna
Piccola e micro cogenerazione
Recupero calore e generazione
elettrica mediante tecnologia ORC
Quadro di sintesi
		
Il potenziale di diffusione delle
soluzioni per l’efficienza energetica
in impresa
Il mercato potenziale delle soluzioni
per l’efficienza energetica in impresa
L’impatto delle soluzioni per l’efficienza
energetica nei principali settori
industriali
La cultura dell’efficienza energetica
nelle imprese italiane: stato dell’arte
e principali barriere allo sviluppo
Il grado di consapevolezza del
“problema energetico” per le imprese
italiane
I driver decisionali degli investimenti in
efficienza energetica
Le principali barriere agli investimenti
in efficienza energetica
Indice
1
2.3.2
2
3
2.3.1
2.1
3.1
3.1.1
3.1.3
3.1.5
3.1.2
3.1.4
3.1.6
3.1.7
3.2.1.1
3.2.1.2
3.2
3.2.1
2.2
2.3
2.3.1
15
17
23
33
33
37
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48
49
59
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66
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171
167
3.2.1.3
3.2.2
3.3
4
4.1
4.2
5.1
5.2
5.3
5
3.2.1.4
Introduzione			
Executive Summary
100
102
104
107
115
115
130
141
142
147
149
155
157
165
Gruppo di lavoro
Metodologia
Bibliografia
Elenco delle organizzazioni
intervistate
La School of Management e l’Energy
& Strategy Group
Le imprese partner
www.energystrategy.it
ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO
5
Figura 1.1
Figura 1.2
Figura 1.3
Figura 1.4
Figura 1.5
Figura 1.6
Figura 1.7
Figura 1.8
Figura 2.1
Figura 2.2
Figura 2.3
Figura 2.4
Figura 3.1
Figura 3.2
Figura 3.3
Figura 3.4
Figura 4.1
Figura 4.2
24
24
25
25
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28
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37
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43
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81
86
101
126
127
Indice delle figure
Dipendenza energetica dei Paesi UE-27 registrata nel 2010 [Fonte:Eurostat]
Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 20 GWh/
anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu]
Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 2 GWh/
anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu]
Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 10 GWh/
anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu]
Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 0,25 GWh/
anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu]
Classificazione delle soluzioni di efficienza energetica considerate nel Rapporto
Le principali soluzioni per la riduzione dei consumi di energia considerate nel Rapporto
Le principali soluzioni per la riduzione della dipendenza dall’approvvigionamento
(a parità di consumi) considerate nel Rapporto
Occorrenze delle principali “barriere” che ostacolano la realizzazione di investimenti in
efficienza energetica da parte delle imprese
Posizione delle imprese rispetto alla norma ISO 50001
Fasi del processo di un servizio di miglioramento dell’efficienza energetica
[Fonte: UNI CEI EN 15900]
Relazione fra i concetti di addizionalità e baseline [Fonte:ENEA]
Soluzioni per l’efficienza energetica nell’industria considerate nell’analisi
Total Cost of Ownership di un sistema ad aria compressa su un orizzonte temporale
di 10 anni
Consumi elettrici relativi dei principali componenti di un sistema di refrigerazione
industriale [Fonte: Energy efficiency practices in industrial refrigeration
– Energy design resources]
Costo specifico (€/kW) dei motori a combustione interna al variare della taglia
del motore
Il progetto H-REII
Potenziale di recupero energetico in Italia (in termini di energia elettrica prodotta,
espressa in GWh) nei settori attualmente investigati dal Progetto H-REII [Fonte: HREII
project database]
1. L’efficienza energetica: una leva per la competitività delle imprese italiane
2. Il quadro normativo europeo e italiano per l’efficienza energetica in impresa
3. La sostenibilità economica delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa
4. Il potenziale di diffusione delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa
www.energystrategy.it
Indici
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ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO
Figura 4.3
Figura 4.4
Figura 4.5
Figura 4.6
Figura 4.7
Figura 4.8
Figura 4.9
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Figura 5.1
Figura 5.2
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Figura 5.5
Figura 5.6
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Figura 5.12
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Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia delle soluzioni di
efficienza energetica nell’industria
Evoluzione per settore dei consumi energetici finali in Italia, espressi in Mtep [Fonte:
elaborazione su dati MiSE]
Ripartizione per settore dei consumi energetici finali in Italia nel 2010[Fonte: elabora-
zione su dati MiSE]
Andamento dei consumi energetici nei principali settori industriali in Italia, espressi in
Mtep [Fonte: elaborazione su dati MiSE e Terna]
Variazione percentuale del rapporto tra produzione e consumi registrata tra il 2005 ed
il 2007, fatto 100 il valore dell’indicatore nel 2005 [Fonte: elaborazione su dati MiSE,
ISTAT, Enea]
Variazione percentuale del rapporto tra produzione e consumi registrata tra il 2007 ed
il 2010, fatto 100 il valore dell’indicatore nel 2007 [Fonte: elaborazione su dati MiSE,
ISTAT, Enea]
Dinamica dell’incidenza della bolletta energetica sul fatturato e della marginalità tra il
2005 ed il 2010 nei diversi settori industriali [Fonte: elaborazione su dati MiSE, ISTAT,
Terna]
Dinamica dei volumi produttivi nei diversi settori industriali,fatto 100 il valore dell’in-
dicatore nel 2005 [Fonte: elaborazione su dati ISTAT, MiSE]
Presenza della figura dell’energy manager all’interno del campione analizzato
Presenza della figura dell’energy manager nelle imprese non soggette all’obbligo di no-
mina dell’energy manager all’interno del campione analizzato
Approccio alla gestione dell’energia da parte del campione di imprese analizzato
Occorrenze degli approcci alla gestione dell’energia da parte del campione di imprese
analizzato
Approccio alla gestione dell’energia da parte del campione di PMI analizzato
Occorrenze degli approcci alla gestione dell’energia da parte del campione di PMI ana-
lizzato
Giudizio sulle ESCo da parte delle imprese
Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimento in efficien-
za energetica da parte delle imprese
Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimento in efficien-
za energetica da parte delle imprese di grande dimensione
Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimenti in efficien-
za energetica da parte delle imprese appartenenti a settori energivori
Presenza di barriere all’interno del processo decisionale di un intervento di efficienza
energetica
Occorrenze delle principali barriere che ostacolano la realizzazione di investimenti in
efficienza energetica da parte delle imprese
	
5. La cultura dell’efficienza energetica nelle imprese italiane: diffusione e
principali barriere allo sviluppo
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Tabella 1.1
Tabella 1.2
Tabella 2.1
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Indice delle tabelle
Incidenza del costo della “bolletta energetica” sul fatturato in alcuni settori industriali
in Italia
Incidenza della bolletta energetica sul margine operativo lordo in alcuni settori industriali
in Italia
Risparmio energetico annuale atteso al 2010 ed al 2016 (Fonte: PAEE 2007)
Risparmio energetico annuale conseguito al 2010 (Fonte: PAEE 2011)
Risparmio energetico annuale conseguito dal settore industriale al 2010 con riferimento
agli interventi previsti dal PAEE 2007 (Fonte: PAEE 2011)
Obiettivi stabiliti per il settore industriale dal PAEE 2011
Risparmio Specifico Lordo di energia primaria conseguibile per singola unità fisica di
riferimento
Valori del coefficiente di durabilità attribuiti alle diverse categorie di interventi in ambito
industriale valutati con il metodo a consuntivo
Impatto del coefficiente di durabilità sul tempo di Pay-Back nel caso di motore elettrico
ad alta efficienza
Ripartizione dei progetti a consuntivo realizzati dall’inizio del meccanismo, suddivisi per
tipologia d’intervento (Fonte:AEEG)
Risorse stanziate per il primo Ciclo di Programmazione del Fondo Rotativo Kyoto, con
riferimento alle misure riferibili all’efficienza energetica
Peso percentuale delle differenti componenti del Total Cost of Ownership di un motore
elettrico al variare della classe di efficienza
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un motore funzionante ad
efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE2
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un motore funzionante ad
efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE3
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore appartenente alla
classe IE2 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard sottoposto a
riavvolgimento
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore appartenente alla
classe IE3 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard sottoposto a
riavvolgimento
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore di classe IE3 rispetto ad
uno di classe IE2, qualora il motore non funzionante non possa essere riavvolto
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dalla sostituzione di un motore
funzionante ad efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE2
1. L’efficienza energetica: una leva per la competitività delle imprese italiane
2. Il quadro normativo europeo e italiano per l’efficienza energetica in impresa
3. La sostenibilità economica delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa
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Indici
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Tabella 3.8
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Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dalla sostituzione di un motore
funzionante ad efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE3
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un motore
appartenente alla classe IE2 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard
sottoposto a riavvolgimento
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un motore
appartenente alla classe IE3 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard
sottoposto a riavvolgimento
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un motore di
classe IE3 rispetto ad uno di classe IE2, qualora il motore non funzionante non possa
essere riavvolto
Grado di applicabilità dell’inverter sul motore elettrico e percentuale di risparmio
energetico ottenibile
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un inverter su una pompa azionata
da un motore di efficienza standard
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un inverter ad un compressore
azionato da un motore di efficienza standard
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un inverter ad
una pompa azionata da un motore di efficienza standard
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un inverter ad
un compressore azionato da un motore di efficienza standard
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un UPS ad efficienza standard
(funzionante) con uno ad alta efficienza
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un UPS ad alta efficienza rispetto
a uno ad efficienza standard
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dalla sostituzione di un UPS ad
efficienza standard (funzionante) con uno ad alta efficienza
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un UPS ad alta
efficienza rispetto a uno ad efficienza standard
Corrispettivitariffarienergiareattiva(c€/kvarh)perl’anno2012(Fonte:EnelDistribuzione)
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un sistema di rifasamento (nel caso
di cosφ iniziale pari a 0,75)
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un sistema di rifasamento (nel caso
di cosφ iniziale pari a 0,85)
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un sistema di
rifasamento (nel caso di cosφ iniziale pari a 0,75)
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un sistema di
rifasamento (nel caso di cosφ iniziale pari a 0,85)
Lista di possibili interventi su un impianto di aria compressa (Fonte: Rielaborazione da
Compressed air systems in the European Union, FraunhoferInstitute - 2001)
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di riduzione delle perdite di aria in un
sistema ad aria compressa
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di riduzione delle
perdite di aria in un sistema ad aria compressa
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di recupero di calore dal compressore
in un sistema ad aria compressa
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di recupero di calore
dal compressore in un sistema ad aria compressa
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di adozione di serbatoi d’accumulo
all’interno di un sistema ad aria compressa
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di adozione di serbatoi
d’accumulo all’interno di un sistema ad aria compressa
Lista di possibili interventi su un impianto di refrigerazione industriale (Fonte:
Rielaborazione da ENEA)
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Indici
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Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di installazione della strumentazione
necessaria per il controllo dinamico della pressione di picco in un sistema di refrigerazione
Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di installazione della
strumentazione necessaria per il controllo dinamico della pressione di picco in un sistema
di refrigerazione
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti
con bruciatori auto-recuperativi
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non
funzionanti con bruciatori auto-recuperativi
Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di
bruciatori tradizionali funzionanti con bruciatori auto-recuperativi
Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di
bruciatori tradizionali non funzionanti con bruciatori auto-recuperativi
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti
con bruciatori rigenerativi
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non
funzionanti con bruciatori rigenerativi
Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di
bruciatori tradizionali funzionanti con bruciatori rigenerativi
Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di
bruciatori tradizionali non funzionanti con bruciatori rigenerativi
Vantaggi e svantaggi delle principali tipologie di impianti motore utilizzati a fini
cogenerativi
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in
cui il motore primo è una turbina a vapore
Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a vapore
Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a vapore
Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a vapore (calcolato
secondo la “valorizzazione termica”)
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in
cui il motore primo è una turbina a gas
Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a gas
Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a gas
Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a gas (calcolato secondo
la “valorizzazione termica”)
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione a
ciclo combinato in cui il motore primo è una turbina a gas
Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione a ciclo combinatoin cui il motore primo è una turbina a gas
Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione a ciclo combinato in cui il motore primo è una turbina a gas
Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione a ciclo combinato in cui il motore primo è una turbina a gas
(calcolato secondo la “valorizzazione termica”)
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in
cui il motore primo è un motore a combustione interna
Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna
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Indici
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ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO
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Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna
Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna
(calcolato secondo la “valorizzazione termica”)
Confronto del Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto
di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna e una
microturbina a gas
Confronto del costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto associato all’installazione
di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna
e una microturbina a gas
Confronto del costo del kWh termico prodotto associato all’installazione di un impianto
di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna e una
microturbina a gas
Confronto del costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto associato all’installazione
di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna
e una microturbina a gas (calcolato secondo la “valorizzazione termica”)
Principali caratteristiche delle tecnologie meno diffuse per la microcogenerazione
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di recupero termico
tramite tecnologia ORC
Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di recupero termico tramite tecnologia ORC
Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di
sostituzione di una tecnologia “standard” funzionante, attraverso il calcolo del Tempo di
Pay-Back (anni)
Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di
una tecnologia “standard” funzionante, attraverso il calcolo del costo medio (€/kWh) del
kWh risparmiato o prodotto
Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di una
tecnologia “standard” non funzionante, attraverso il calcolo del Tempo di Pay-Back (anni)
Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di
una tecnologia “standard” non funzionante, attraverso il calcolo del costo medio (€/kWh)
del kWh risparmiato o prodotto
Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di motori elettrici ad alta efficienza
di classe IE3
Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di motori elettrici ad alta efficienza
di classe IE2
Ripartizione per classe di efficienza del parco attuale di motori elettrici e delle nuove
installazioni
Potenziale di risparmio realizzato dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di motori elettrici
ad alta efficienza
Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di inverter su motori elettrici
Potenziale di risparmio realizzato dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di inverter su motori
elettrici
Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di UPS ad alta efficienza
Potenziale di risparmio realizzato dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di UPS ad alta
efficienza
Potenziale teorico di risparmio derivante dagli interventi sui sistemi ad aria compressa.
Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie agli interventi sui sistemi ad
aria compressa.
Potenziale teorico di risparmio derivante dagli interventi sui sistemi di refrigerazione
4. Il potenziale di diffusione delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa
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Tabella 4.12
Tabella 4.13
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Tabella 4.26
Tabella 4.27
Tabella 5.1
Tabella 5.2
Tabella 5.3
121
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136
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143
147
Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie agli interventi sui sistemi di
refrigerazione.
Potenziale teorico di risparmio derivante dalla cogenerazione
Potenzialedirisparmiorealizzabiledal2013al2020grazieall’adozionedellacogenerazione
Potenziale teorico di produzione derivante dalla tecnologia ORC
Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione della tecnologia
ORC
Potenziale teorico di produzione derivante dal fotovoltaico
Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione del fotovoltaico
Potenziale teorico di produzione derivante dal mini-eolico
Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione del mini-eolico
Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia (espresso in TWh)
associato alle diverse soluzioni per efficienza energetica in impresa
Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia (espresso in Mtep )
associato alle diverse soluzioni per efficienza energetica in impresa
EBITDA Margin dei principali settori industriali in Italia (Fonte: elaborazione su dati
ISTAT, MiSE)
Profilo di un’azienda-tipo appartenente al settore della carta
Potenziale impatto sulla marginalità derivante dall’adozione di motori ad alta efficienza
di classe IE2 in imprese “tipo” appartenenti ai settori industriali oggetto d’analisi (Fonte:
elaborazione su dati ISTAT, MiSE, AIDA)
Potenziale impatto sulla marginalità derivante dall’adozione della tecnologia ORC in
imprese “tipo” appartenenti ai settori industriali oggetto d’analisi (Fonte: elaborazione su
dati ISTAT, MiSE, AIDA)
Incidenza della bolletta energetica e del costo del lavoro sul fatturato nei diversi settori
industriali (Fonte: elaborazione su dati ISTAT e MiSE)
Principali caratteristiche del campione di indagine utilizzato per la survey
Possibili approcci alla misura e al controllo dei consumi energetici
Principali driver decisionali che motivano gli investimenti di efficientamento energetico
Indici
5. La cultura dell’efficienza energetica nelle imprese italiane: diffusione e
principali barriere allo sviluppo
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13
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Indice dei box
La Direttiva 2006/32/CE
I criteri minimi per gli audit energetici presso le imprese
L’indagine sulle barriere all’adozione delle soluzione di efficientamento energetico nelle
imprese italiane
I Sistemi per la Gestione dell’Energia prima della norma ISO 50001
Le “prescrizioni” della ISO 50001
L’implementazione della ISO 50001: il caso Arneg
Esempi di supporto alla certificazione ISO 50001 per le PMI
La detrazione fiscale per motori elettrici e inverter
Esempi di bandi locali di supporto all’efficienza energetica nell’industria
Esempio di intervento di risparmio energetico valutabile con il metodo standardizzato
Il calcolo del Risparmio Netto Integrale ed il coefficiente di durabilità
Il concetto di addizionalità nei progetti a consuntivo
La strategia energetica nazionale in sintesi
Il ciclo frigorifero ad assorbimento
Ripartizione dei costi di un impianto di cogenerazione tra produzione elettrica e termica
Il Progetto H-REII
Simulazione di investimento in efficienza energetica ed impatto sulla redditività
Il campione di indagine
Il caso Tholos
Le iniziative delle banche italiane per l’efficienza energetica
Il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI
2. Il quadro normativo europeo e italiano per l’efficienza energetica in impresa
3. La sostenibilità economica delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa
4. Il potenziale di diffusione delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa
5. La cultura dell’efficienza energetica nelle imprese italiane: diffusione e
principali barriere allo sviluppo
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Introduzione
Come è noto, le imprese italiane scontano un im-
portante deficit di competitività sui mercati interna-
zionali dovuto al prezzo a cui acquistano l’energia,
che è mediamente di oltre il 25% superiore rispetto
alla media europea. Ciò è dovuto in primo luogo al
mix energetico del nostro Paese, che si caratterizza
per una dipendenza dall’estero superiore all’80%,
cui corrisponde una bolletta energetica di oltre 60
mld € all’anno.
Nonostante sino ad oggi sia stata messa in secondo
piano nel dibattito pubblico e politico, a vantaggio
delle tecnologie per la produzione di energia da fon-
ti rinnovabili, l’efficienza energetica rappresenta un
fondamentale strumento per affrontare e risolvere
questo problema. Tale potenziale è stato recepito
anche dalla recente bozza della Strategia Energetica
Nazionale (SEN), che ha indicato l’efficienza ener-
getica come primo obiettivo strategico per il Paese.
Oltre ad essere un tema “caldo” nel dibattito politico
(in un periodo di attesa per l’emanazione delle li-
nee guida sul funzionamento dei Certificati Bianchi
dopo il 2012 e del cosiddetto Conto Energia Ter-
mico, oltre che di dibattito sulla bozza della SEN),
gli operatori energetici stanno dedicando crescente
attenzione all’efficienza energetica come opportuni-
tà di business, mettendo a punto prodotti, servizi e
proposte commerciali sempre più innovativi.
In questo contesto, la seconda edizione dell’Energy
Efficiency Report, che si basa su oltre 150 intervi-
ste ad operatori ed esperti del settore, intende for-
nire gli elementi necessari a supportare il dibattito
pubblico e ad orientare le scelte degli operatori di
mercato sul tema dell’efficienza energetica in ambi-
to industriale. In particolare, lo studio: (i) analizza
l’impatto dei sistemi di regolazione ed incentivazio-
ne attualmente in essere ed in fase di definizione sul
mercato e la filiera dell’efficienza in ambito indu-
striale; (ii) fornisce una stima della fattibilità eco-
nomica e del potenziale di mercato delle principali
soluzioni per l’efficienza energetica nei processi pro-
duttivi; (iii) identifica le più importanti leve su cui
agire per favorire una più capillare diffusione delle
soluzioni per l’efficienza energetica in impresa, con
particolare riferimento al ruolo delle ESCo, dell’e-
nergy manager e degli istituti di credito.
Come sempre, la ricerca è stata resa possibile dal
supporto delle imprese partner e sponsor, cui va un
particolare ringraziamento per l’interesse che da più
anni mostrano verso le nostre attività. Il continuo
confronto con loro e con molti altri operatori di
mercato è alla base delle analisi e delle interpreta-
zioni presentate nell’Energy Efficiency Report 2012.
Un ultimo cenno alle attività future dell’Energy &
Strategy Group. Nel corso del 2013 verrà pubblicata
la quinta edizione del Solar Energy Report e la terza
dell’Energy Efficiency Report, che offrirà da un lato
un aggiornamento sugli sviluppi tecnologici, norma-
tivi e di mercato più recenti nell’ambito dell’efficien-
za energetica negli edifici e nei processi industriali,
dall’altro proporrà un focus sulla Pubblica Ammini-
strazione. Verrà inoltre pubblicata la seconda edizio-
ne dello Smart Grid Report, con un focus particolare
sui temi dello storage e della mobilità elettrica, mentre
alle bioenergie ed alla produzione elettrica da fonte
eolica sarà dedicato un nuovo Osservatorio sulle rin-
novabili elettriche non fotovoltaiche. Verranno infine
attivati due nuovi filoni di ricerca, che riguarderanno
il tema della circular economy e dello sfruttamento
delle materie prime seconde, e delle tecnologie per la
sostenibilità ambientale in impresa.
Umberto Bertelè
Presidente School of Management
Vittorio Chiesa
Direttore Energy & Strategy Group
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17
Executive Summary
La seconda edizione dell’Energy Efficiency Report
affronta il tema – indubbiamente più “complesso”
di quello oggetto del Rapporto dello scorso anno –
dell’efficienza energetica nei processi industriali.
Più complesso perché sono diverse e più trasversali
(dai motori agli inverter fino agli impianti di coge-
nerazione) le tecnologie alla base degli interventi di
efficientamento, perché più articolato è il sistema
delle imprese nel nostro Paese, caratterizzato
come noto da una forte presenza di PMI, e perché
più numerosi sono gli attori in gioco (fornitori di
tecnologie, ESCo, energy manager, EGE, …); ma
allo stesso tempo anche un indispensabile comple-
tamento dell’analisi condotta dall’Energy & Strategy
Group in merito alle potenzialità che il nostro Paese
ha con riferimento all’efficientamento energetico.
Un’analisi che appare in questo momento anco-
ra più di attualità se si considera che la Strategia
Energetica Nazionale recentemente predisposta
dal Governo – e attualmente sottoposta a consul-
tazione pubblica – pone l’efficienza energetica al
primo posto fra le priorità di intervento, accredi-
tandole circa 60 (33%) dei 180 miliardi di inve-
stimenti complessivi e 8 (57%) dei 14 miliari di
risparmio da conseguire sulla “bolletta energetica”
dell’Italia da qui al 2020.
Il punto di partenza del lavoro – come ormai do-
vrebbe essere familiare al lettore – è la ricognizione
dello stato dell’arte della tecnologia e la sua “in-
terpretazione” economica. Per ognuna delle possi-
bili soluzioni di efficientamento energetico – inteso
nell’accezione sia di riduzione dei consumi ener-
getici che di riduzione, attraverso la produzione in
loco, della dipendenza dall’approvvigionamento di
energia elettrica o del combustibile impiegato per
gli usi termici – si è calcolato il costo medio ne-
cessario per risparmiare (o produrre) un singo-
lo kWh elettrico o termico considerando l’intera
vita utile di ciascuna tecnologia e lo si è comparato
con il costo evitato dell’approvvigionamento da fon-
ti tradizionali. Queste valutazioni economiche sono
state condotte, inoltre, considerando sia il caso di
sostituzione “obbligata” a fine vita della tecnologia
precedentemente adottata con una più efficiente – e
quindi per la quale l’investimento da considerarsi è
solo quello “differenziale” per avere a disposizione
una tecnologia più efficiente – sia il caso di sosti-
tuzione “volontaria” di una tecnologia ancora
funzionante. Così facendo, la nostra analisi ci ha
permesso di simulare due momenti decisionali
differenti, ma ugualmente importanti per la dif-
fusione delle soluzioni di efficienza energetica in
ambito industriale. Da un lato, il caso in cui si vuo-
le capire se conviene intervenire per migliorare le
prestazioni energetiche di una soluzione esistente e
funzionante, dall’altro quello in cui si desidera com-
prendere se orientarsi, in sede di sostituzione a fine
vita di una soluzione, verso un’analoga tecnologia
tradizionale (normalmente meno costosa), piutto-
sto che verso una soluzione più efficiente, ma che
comporta un investimento maggiore.
Il quadro che ne esce – rimandando al testo inte-
grale del Rapporto per gli indispensabili dettagli – è
decisamente interessante. Se si guarda alla conve-
nienza “assoluta”, ovvero alla differenza fra il co-
sto del kWh risparmiato con un intervento di effi-
cientamento e quello di acquisto dello stesso kWh
da fonte tradizionale, quasi tutte le tecnologie per
l’efficientamento energetico (inverter, rifasamento
dei carichi elettrici ed interventi sul sistema ad aria
compressa, UPS ad alta efficienza, tecnologie di ac-
cumulo nel sistema ad aria compressa, sistemi per il
controllo dinamico della pressione in un impianto
di refrigerazione, cogenerazione con turbina a gas
o motore a combustione interna, sistemi di combu-
stione efficienti) appaiono essere economicamente
sostenibili, in tutte le situazioni e anche in assen-
za di sistemi di incentivazione. Solo i motori elet-
trici ad alta efficienza ed i sistemi ORC paiono mo-
strare ancora qualche problema di sostenibilità, ma
con un trend di riduzione dei costi della tecnologia
che lascia indubbiamente ben sperare per il futuro
anche prossimo di queste applicazioni. Il tempo di
rientro dell’investimento, tuttavia, appare essere
ancora in media piuttosto elevato – tra 3 e 7 anni
– se comparato con le soglie massime di “accetta-
18
Executive Summary
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ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO
bilità” tipicamente fissate dalle imprese per que-
sto tipo di investimenti, forse un po’ troppo pru-
dentemente definite nell’attorno di 2 o 3 anni.
Un quadro che – con l’unico “neo” (si vedrà poi
quanto rilevante) del tempo di rientro dell’inve-
stimento – sembra quindi particolarmente “posi-
tivo” e che potrebbe trarre giovamento dalla par-
ticolare situazione di “arretratezza” del sistema
industriale del nostro Paese in tema di efficienta-
mento energetico.
L’industria ha un peso comunque importante,
anche se in decrescita negli ultimi anni per effetto
della sfavorevole congiuntura economica, sui con-
sumi energetici finali nazionali. In particolare, il
peso è passato dal 28% del 2005 (cui corrispon-
deva un consumo di 41 Mtep, su un totale di 145,2
Mtep) al 23% nel 2010 (corrispondente ad un con-
sumo di 32 Mtep, su un totale di 137,5 Mtep). Se si
utilizza come indicatore di efficienza il rapporto
tra consumi energetici e produzione nei diversi
settori industriali – in particolare nell’alimenta-
re, cartario, chimico, metallurgico, tessile, vetra-
rio, meccanico e dei prodotti dell’edilizia, su cui si
è concentrato il Rapporto e che comunque sono
altamente rappresentativi del totale dei consumi
energetici industriali in Italia – la nostra anali-
si rileva come, soprattutto negli ultimi anni, la
maggior parte dei settori (metallurgia, vetreria,
meccanica e prodotti per l’edilizia, ovvero pari
a circa il 60% del totale dei consumi) abbia peg-
giorato il proprio livello di efficienza energeti-
ca, ossia registrato una contrazione dei consumi
energetici meno che proporzionale rispetto al calo
(legato inevitabilmente alla crisi economica) della
produzione. Se a ciò si aggiunge che in tre setto-
ri sui quattro citati sopra, l’incidenza della spe-
sa energetica – come risulta dalle nostre analisi
estensive dei bilanci aziendali – è misurabile oggi
in più di 6 punti percentuali rispetto al fatturato,
ci si rende conto di quanto spazio ci sia per inter-
venti di efficientamento. Sommando i risparmi
elettrici “teorici” conseguibili a seguito dell’ado-
zione delle sopraccitate tecnologie (comprensivi
anche della produzione da fonti rinnovabili), la
riduzione potenziale dei consumi energetici da
qui al 2020 è pari a 64 TWh, ossia quasi la metà
del fabbisogno attuale (con riferimento alla parte
elettrica) ascrivibile al settore industriale.
Rispetto al potenziale teorico, l’obiettivo che il no-
stro studio ritiene invece sia plausibile raggiunge-
re in Italia da qui al 2020 è nell’ordine di 16 TWh,
ossia soltanto un quarto di quanto teoricamente a
disposizione.
Le ragioni sono fondamentalmente due ed ovvia-
mente interrelate fra loro: (i) il quadro normativo
che nel nostro Paese sconta un “ritardo” signifi-
cativo rispetto ad esempio al benchmark europeo;
(ii) una vera “cultura” dell’efficienza energetica
– negli operatori industriali, ma anche nelle ban-
che e negli istituti di credito – ancora assai poco
diffusa.
L’11 settembre del 2012 si è chiuso l’iter legislativo
relativo all’approvazione in prima lettura da parte
del Parlamento Europeo della “nuova” Direttiva
europea in materia di efficienza energetica, de-
stinata a sostituire l’ormai famosa – e relativamente
recente – Direttiva 2006/32/CE. La “nuova” Diret-
tiva – esplicitamente riconoscendo il ruolo “stra-
tegico” dell’efficientamento nei settori industriali
per il raggiungimento degli obiettivi europei ed allo
stesso tempo prendendo atto delle maggiori difficoltà
(entità dell’investimento, ottica di lungo termine dei
ritorni ad esso associati, errata percezione da parte
degli operatori industriali dell’efficienza energetica
come obiettivo “marginale” nel proprio business) che
questo incontra – prevede misure specifiche per l’ef-
ficientamento energetico nell’industria, imponen-
do alle grandi imprese di sottoporsi ad audit ener-
getici almeno ogni quattro anni e “incoraggiando”
a fare lo stesso anche per le PMI. Si prevede poi un
“sistema informativo” che possa coinvolgere tutti gli
attori del processo: (i) elenchi pubblici (o sistemi
analoghi di informazione e trasparenza) di forni-
tori di servizi energetici “qualificati”, secondo re-
gimi di certificazione e/o accreditamento e/o regimi
equivalenti di qualificazione, che dovrebbero entrare
in vigore auspicabilmente entro l’1 gennaio 2015; (ii)
diffusione di informazioni alle banche e alle altre
istituzioni finanziarie sugli strumenti di finanzia-
mento delle misure di miglioramento dell’efficienza
energetica;(iii) creazione di un meccanismo indi-
pendente per garantire il trattamento efficiente dei
reclami e la risoluzione stragiudiziale delle contro-
versie nate in relazione a contratti relativi ai servizi
energetici.
Tra il 2009 e il 2011 il sistema delle norme ISO e
UNI ha fatto passi in avanti estremamente signi-
ficativi, definendo – con la ISO 50001 del 2011, la
UNI CEI 11352:2010 e la UNI CEI 11339:2009 – i
requisiti cui dovrebbero sottostare tre attori fon-
damentali della filiera dell’efficienza, soprattutto
in ambito industriale, ovvero le imprese “utilizza-
Executive Summary
19www.energystrategy.it
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trici di energia”, le ESCo ed i professionisti nella
“gestione dell’energia” (EGE).
NelfrattempoperòinItaliailrecepimentodellagià
citata Direttiva 32/2006/CE sull’efficienza energe-
tica è avvenuto con due anni di ritardo con il D.lgs.
115/08ed in una “versione” depotenziata, senza mec-
canismi di qualificazione prescrittivi e con il fondo
rotativo di finanziamento degli interventi(Fondo
Rotativo “Kyoto” previsto dalla Finanziaria 2007)
che è divenuto effettivamente operativo soltanto
nel 2012. Solo un “manipolo” di operatori industriali
si è certificato ISO 50001, cui si affiancano 27 ESCo
(l’1,2% del totale di quelle accreditate presso l’AEEG)
certificate UNI CEI 11352:2010 e 30 (!) professionisti
in “gestione dell’energia”.
Anche sul fronte dei TEE – dove pure non sono
mancati segnali positivi legati alla riduzione della
soglia minima per la presentazione dei progetti e
la introduzione, più volte chiesta a gran voce dal
mercato, del coefficiente di durabilità “τ” che tiene
conto della vita tecnica attesa degli interventi – ri-
mane come una “spada di Damocle” sui progetti
di investimento in corso di valutazione l’incer-
tezza sul futuro del meccanismo a partire dal 1
gennaio 2013. Qualche speranza giunge in questo
senso dalla Strategia Energetica Nazionale che ri-
badisce il ruolo e l’importanza dei TEE, ma che è
purtroppo ancora lontana dall’essere tradotta in mi-
sure operative.
E pensare che basterebbe concentrare gli sforzi
sulle tecnologie a maggior potenziale per otte-
nere risultati molto significativi. Se si riuscisse ad
esempio ad incrementare del 10% – con un sistema
di stimoli ad hoc e proporzionato alla rilevanza della
tecnologia – il grado di penetrazione sul mercato
dei sistemi di cogenerazionesi potrebbero rispar-
miare ulteriori 2 TWh, +12,5% rispetto alle nostre
previsioni (a condizioni “fissate”) per il 2020.
Altro presupposto indispensabile affinché il po-
tenziale di mercato si trasformi in reali investimenti
in efficientamento energetico da parte delle imprese
è che si diffonda all’interno del sistema industria-
le del nostro Paese la “cultura” – intesa come con-
sapevolezza del problema della gestione dell’energia
e conoscenza degli strumenti più idonei ad affron-
tarlo – dell’efficienza energetica.
Il quadro che esce dalla nostra indagine – che ha
coinvolto oltre 100 imprese, fra PMI e grandi ope-
ratori, sia in settori energivori che non – con riferi-
mento a questo tema è invece piuttosto desolante.
Poco meno del 17% delle imprese – se si escludono
ovviamente quelle obbligate dalla Legge 10/91 per-
ché aventi consumi annui superiori ai 10.000 tep –
dispone di un energy manager.
Solo il 22% delle imprese adotta un approccio
strutturato alla “gestione dell’energia”, contro un
69% di operatori che adotta invece ancora oggi
approcci piuttosto “rudimentali” di misura e con-
trollo dei consumi energetici, e quasi il 15% che
addirittura non ha attivato nemmeno questi.
Nel 90% dei casi il driver decisionale primario
che ha guidato gli investimenti di efficientamento
energetico è legato all’obsolescenza o all’efficien-
tamento produttivo, ossia non ha quasi nulla a che
vedere con la ricerca specifica di un risparmio nei
consumi e/o nei costi energetici. E’ evidente, infatti,
che se si sostituisce un impianto ormai completa-
mente “ammortizzato”, magari acquistato oltre dieci
anni fa, con un nuovo impianto si ottiene anche un
risparmio energetico, perché nel frattempo il pro-
gresso tecnologico associato a questo tipo di im-
pianti ne ha comunque incrementato l’efficienza e
quindi (a parità di output) ne ha ridotto i consumi.
Di contro, solo nel 10% dei casi la riduzione dei
consumi energetici, ossia l’essenza stessa dell’effi-
cientamento, è stata il driver primario di scelta.
Nel 71% dei casi i progetti di investimento si sono
scontrati con “barriere” di natura economica e
più precisamente con tempi di ritorno giudicati
inizialmente troppo lunghi (anche a causa dell’in-
certezza normativa che contraddistingue il settore),
cui si sono affiancati nel 40% dei casi anche proble-
mi legati al reperimento delle risorse finanziarie
necessarie. Gli operatori qui “puntano il dito” in
particolare contro le banche italiane, che al mo-
mento si rivelano essere piuttosto riluttanti rispetto
al finanziamento degli interventi di efficienza ener-
getica, sia quando essi sono direttamente realizzati
dalle imprese sia quando lo sono in “cordata” con le
ESCo. Il problema non è di facile soluzione, tutta-
via, in quanto – se ci si mette nella prospettiva del
finanziatore – il rischio relativo ad esempio al per-
durare dei meccanismi di incentivazione si abbatte
sulla capacità di costruire piani di rientro sufficien-
temente “garantiti”.
Solo due fattori paiono addolcire un poco il qua-
dro: il 64% delle imprese del campione conosce le
ESCo ed ha valutato o sta valutando l’opportunità
di usufruire dei loro servizi, anche se ancora il 40%
20
Executive Summary
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di queste imprese indica come unica funzione della
ESCo l’espletamento dell’iter burocratico di otteni-
mento dei TEE (e la eventuale successiva gestione),
mentre solo il restante 24% le reputa un interlocutore
potenzialmente interessante per competenze tecni-
che e capacità finanziarie al fine di realizzare inter-
venti di efficienza energetica; lo “sblocco” del Fondo
Centrale di Garanzia per le PMI agli interventi di
efficienza energetica può permettere di incrementa-
re, per lo meno sulla carta, il merito di credito delle
ESCo italiane nei confronti delle banche.
Non è chiaro – e si lascia qui al lettore di inter-
pretare i dati contenuti nel Rapporto – se questi
fattori, assieme all’enfasi, da cui si è partiti in que-
sto summary, che all’efficienza energetica viene
data nella Strategia Energetica Nazionale, possano
rappresentare i primi segnali di una “inversione di
rotta” in positivo del nostro Paese, oppure siano
l’ennesimo esempio di “distonia” del quadro com-
plessivo di cui abbiamo dato ampie prove nel pas-
sato recente un po’ su tutti i pillar del Pacchetto
20-20-20.
Davide Chiaroni
Responsabile della Ricerca
Simone Franzò
Project Manager
Federico Frattini
Responsabile della Ricerca
1.
L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ
DELLE IMPRESE ITALIANE
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23
1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE
L
a seconda edizione dell’Energy Efficiency
Report affronta il tema dell’efficienza ener-
getica nei processi industriali, ambito che ha
un’importanza paragonabile a quella del comparto
degli edifici, che è stato oggetto della prima edizio-
ne di questo studio.1
Essa ha evidenziato le enormi
opportunità di risparmio energetico esistenti negli
edifici, in primo luogo quelli residenziali, che posso-
no contribuire in maniera decisiva al raggiungimen-
to degli obiettivi nazionali di riduzione dei consumi
finali di energia fissati dal PAEE 2011, che, in conti-
nuità con il precedente PAEE 2007, ha aggiornato gli
obiettivi precedentemente previsti al 2016 ed esteso
l’orizzonte temporale di riferimento al 2020.
Adottando un approccio analogo a quello seguito
nella prima edizione del Rapporto, in questo docu-
mento si analizzano nello specifico le soluzioni per
l’efficienza energetica applicabili in ambito indu-
striale, che è responsabile di una parte importante,
nell’ordine del 25%, dei consumi energetici nazio-
nali. Il PAEE 2011 attribuisce al settore industria-
le una quota importante, circa il 16%, dei risparmi
energetici attesi a livello nazionale al 2016 ed al
2020. Il focus del presente studio si giustifica anche
per il fatto che la filiera dell’efficienza energetica in
ambito industriale è caratterizzata da una maggiore
complessità rispetto ad altri comparti. Ciò è dovu-
to innanzitutto all’eterogeneità delle tecnologie che
possono essere alla base degli interventi di efficien-
za energetica, alle specificità e forte eterogeneità che
caratterizzano le imprese industriali, molte delle
quali di piccole e medie dimensioni. Infine, biso-
gna considerare la molteplicità degli attori coinvolti
nella filiera, quali ad esempio Energy Manager ed
Esperti in Gestione dell’Energia, che si affiancano
agli altri operatori della filiera quali ESCo ed istituti
di credito rendendo vieppiù frammentato ed artico-
lato il network delle relazioni.
Il ruolo dell’efficienza energetica nella politica
energetica nazionale
Come è ben noto, il tema dell’efficienza energetica,
tanto nel settore industriale quanto in altri ambi-
ti, ha assunto una grande importanza nella politica
energetica italiana ed in quella internazionale. Ciò
è dovuto innanzitutto alla crescente domanda di
energia a livello globale che, in base alle recentis-
sime stime elaborate dall’IEA2
, dovrebbe attestarsi
intorno al 30% tra il 2010 ed il 2035. Questa cre-
scita del fabbisogno energetico verrebbe soddisfatta,
in massima parte, attraverso il ricorso ai combustibili
fossili, che oggi sono responsabili dell’81% del fab-
bisogno mondiale, e che rimarranno preponderanti
anche negli anni a venire (l’IEA stessa stima che al
2035 il contributo delle fonti fossili sarà pari al 75%
del fabbisogno globale). Ciò ovviamente porta con
sé, da un lato, importanti impatti negativi in termini
di inquinamento, dall’altro esaspera il problema della
dipendenza energetica, in primis dei Paesi europei (a
questo proposito SI VEDA FIGURA 1.1), tra cui l’Italia si
colloca – è quanto mai il caso di dire purtroppo – ai
primi posti per mancanza di autonomia energetica.
Focalizzando l’attenzione sul nostro Paese, si nota
come esso sconti una fortissima dipendenza energeti-
ca (in termini di importazioni energetiche “nette” sul
consumo interno lordo), che al 2010 supera l’80%, va-
lore notevolmente maggiore della media europea (pari
a circa il 50%) e dei principali player continentali, ad
eccezione della Spagna, che si pone leggermente al di
sotto della soglia dell’80%. A parziale consolazione dei
dati esaminati, se si osserva l’andamento del livello di
dipendenza energetica nell’ultimo decennio, si nota
come l’Italia abbia fatto segnare una leggera riduzione
(-2,8%), anche se indubbiamente legata alla posizione
di partenza molto svantaggiata.
Il problema della forte dipendenza energetica,
cui si lega quello della sicurezza dell’approvvigio-
namento, ha posto recentemente il tema dell’effi-
cienza energetica al centro del dibattito politico
ed istituzionale in Italia. Nonostante sino ad oggi
sia stata messa in secondo piano nel dibattito pub-
blico e politico, a vantaggio delle tecnologie per la
produzione di energia da fonti rinnovabili, l’efficien-
za energetica rappresenta infatti un fondamentale
strumento per affrontare e risolvere questo tipo di
problemi. La recente bozza della Strategia Energe-
1
Cfr. Energy Efficiency Report 2011
2
Fonte: World Energy Outlook 2012
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24
1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE
tica Nazionale (SEN) sembra andare in questa dire-
zione, indicando l’efficienza energetica come primo
obiettivo strategico per il Paese ed inoltre sottoline-
ando il nesso fra energia e competitività. Le azio-
ni in essa proposte puntano al raggiungimento di
4 macro-obiettivi: (i) la competitività nei settori a
più elevata incidenza di consumi elettrici e di gas,
al fine di ridurre il differenziale di costo dell’ener-
gia che oggi esiste fra i consumatori finali e le im-
prese; (ii) il rispetto verso l’ambiente non, tuttavia,
a discapito della qualità del servizio di fornitura
dell’energia, con lo scopo di preservare le risorse at-
tualmente utilizzate per raggiungere e superare gli
obiettivi ambientali definiti nel Pacchetto 20-20-20;
(iii) la sicurezza di approvvigionamento delle fonti
energetiche, in modo tale da poter ridurre signifi-
cativamente la dipendenza estera che da anni gra-
va sul Paese, in particolar modo per il settore del
gas; (iv) la crescita economica sostenibile, favoren-
do importanti investimenti nel settore energetico e
nell’indotto, per il rilancio della ricerca e dell’inno-
vazione nel settore.
L’importanza dell’efficienza energetica nei pro-
cessi industriali
Oltre ad essere un tema caldo nel dibattito politico,
il che è testimoniato, oltre che dalla sopraccitata
Figura 1.1
Figura 1.2
Dipendenza energetica dei Paesi UE-27 registrata nel 2010 [Fonte:Eurostat]
Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 20 GWh/anno,
registrato a Maggio 2012 [Fonte www.energy.eu]
0%
60%
20%
40%
80%
100%
Estonia
Lettonia
Germania
P.Bassi
Croazia
Turchia
Rep.Ceca
Francia
Slovacchia
Svezia
Svizzera
Spagna
Lituania
Romania
Finlandia
Austria
Polonia
EU27
Portogallo
U.K.
Slovenia
Grecia
Bulgaria
Ungheria
Belgio
Italia
Irlanda
Lussemburgo
0
€/kWh
0,08
0,04
0,12
0,16
Bulgaria
Grecia
Ungheria
Estonia
Spagna
Germania
Romania
Irlanda
Lettonia
Francia
Belgio
Austria
Italia
Lussemburgo
Slovenia
Danimarca
Svezia
Polonia
Rep.Ceca
Finlandia
P.Bassi
Lituania
Portogallo
U.K.
Slovacchia
Cipro
Malta
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25
1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE
bozza in consultazione della nuova Strategia Ener-
getica Nazionale, anche dall’attesa degli operatori
per l’emanazione delle linee guida sul funziona-
mento dei Certificati Bianchi dopo il 2012 e del
cosiddetto Conto Energia Termico, gli operatori
attivi nella filiera dell’efficienza energetica stanno
rivolgendo ad essa crescente attenzione come op-
portunità di business, mettendo a punto prodotti,
servizi e proposte commerciali sempre più innova-
tivi. Questo nel tentativo di favorire l’adozione di
soluzioni per l’efficienza energetica nelle imprese
industriali, che scontano oggi un importante de-
ficit di competitività sui mercati internazionali
dovuto al prezzo a cui acquistano energia, che
è mediamente di oltre il 25% superiore rispetto
alla media europea. Considerando in particolare
l’energia elettrica, che insieme al gas naturale rap-
presenta il vettore energetico maggiormente uti-
lizzato nei diversi settori industriali (con un peso
che va dal14% al 49% in termini “energetici” e dal
39% al 68% in termini “monetari”), le FIGURE 1.2
e 1.3 mostrano in maniera netta l’importante gap
di prezzo che grava sulle imprese italiane rispet-
to ai principali competitor europei, distinguendo
il caso di un’impresa con un importante e con un
medio consumo annuo.
Figura 1.3
Figura 1.4
Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 2 GWh/anno,
registrato a Maggio 2012 [Fonte www.energy.eu]
Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 10 GWh/anno,
registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu]
0
€/kWh
0,08
0,04
0,12
0,16 Bulgaria
Slovenia
Spagna
Finlandia
P.Bassi
Lituania
Estonia
Ungheria
Danimarca
Svezia
U.K.
Slovacchia
Italia
Romania
Polonia
Belgio
Francia
Lettonia
Germania
Lussemburgo
Irlanda
R.Ceca
Grecia
Portogallo
Austria
Cipro
Malta
0
0,06
0,02
0,04
0,08
0,10
Romania
Belgio
Irlanda
Spagna
Portogallo
Slovenia
Estonia
P.Bassi
Finlandia
Rep.Ceca
Lituania
Svezia
U.K.
Polonia
Austria
Lettonia
Slovacchia
Germania
Bulgaria
Ungheria
Lussemburgo
Italia
Francia
Danimarca
€/kWh
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26
1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE
È evidente come l�����������������������������������o “spread” tra il prezzo dell’ener-
gia elettrica pagato da un’ utenza industriale italiana
rispetto ad una tedesca è pari mediamente a circa il
20%, gap ancora più ampio se si considerano come
riferimento altri fra i principali Paesi europei. La si-
tuazione appare più equilibrata con riferimento al
gas naturale, come mostrano le FIGURE 1.4 e 1.5, seb-
bene i piccoli consumatori risultino maggiormente
penalizzati.
Per comprendere in che misura questo extra-prezzo
che le imprese industriali italiane sono chiamate a
sostenere per approvvigionarsi di energia pesi sulla
loro competitività, è possibile innanzitutto conside-
rare il peso della “bolletta energetica” sul fatturato
di queste ultime. Come mostra la TABELLA 1.1, che
si riferisce all’anno 2010, questo indicatore assume
dei valori importanti specialmente per alcuni set-
tori industriali (tra cui i prodotti per l’edilizia, il
vetro, la metallurgia e la carta), in cui supera ab-
bondantemente il 5%. Si tratta di un’incidenza per-
centuale che non è distante da quella di altri fattori
di costo, come ad esempio il lavoro, che in alcuni dei
settori sopraccitati arriva a pesare poco più del 10%.
Ancora più interessante è l’analisi condotta sul rap-
Figura 1.5
Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 0,25 GWh/anno,
registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu]
0
0,06
0,02
0,04
0,08
0,10
Romania
Spagna
Lussemburgo
Lituania
Slovacchia
Portogallo
Estonia
Rep.Ceca
Italia
Irlanda
Francia
Svezia
Bulgaria
Austria
Belgio
Polonia
Ungheria
P.Bassi
Lettonia
Germania
Slovenia
U.K.
Finlandia
Danimarca
€/kWh
Tabella 1.1
Incidenza del costo della “bolletta energetica” sul fatturato in alcuni settori industriali in Italia
Settore Energia/Fatturato
Prodotti per l’edilizia 8,2%
Vetro 6,2%
Metallurgia 5,9%
Carta 5,5%
Chimica 2,2%
Alimentare 2,1%
Meccanica 1,3%
Tessile 1,9%
Media industria 2,4%
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27
1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE
porto tra il costo della bolletta energetica e le mar-
ginalità operative lorde (MOL) nei principali set-
tori industriali. Analizzando la TABELLA 1.2, si nota
come l’incidenza media a livello industriale della
bolletta energetica sul MOL si attesta, sempre fa-
cendo riferimento all’anno 2010, su valori prossi-
mi al 34%. In molti dei settori considerati, tuttavia,
il costo della bolletta energetica supera (anche del
doppio) la marginalità operativa lorda media del-
le imprese attive nel settore industriale. Alla luce
della generalizzata riduzione delle marginalità che
ha colpito duramente i principali settori industriali
in Italia negli ultimi anni per effetto della duratura
congiuntura economica sfavorevole, la TABELLA 1.2
riporta anche il valore dell’indicatore di incidenza
del costo dell’energia sul MOL nell’anno 2007.
Nonostante nel 2007, come è ragionevole attender-
si, il peso medio della bolletta energetica sul MOL
(pari al 24%) fosse nel complesso minore di dieci
punti percentuali rispetto al 2010, si nota come
questo indicatore mantenga dei valori importan-
ti, compresi tra il 19% ed il 63%.
Se si leggono questi dati in ottica prospettica, con
un’attesa di importanti incrementi del prezzo dei
vettori energetici e della probabile continua contra-
zione, o comunque stagnazione, delle marginalità
industriali delle nostre imprese, è facile comprende-
re come la gestione dell’energia abbia una rilevanza
strategica fondamentale per le imprese e continue-
rà ad averla nei prossimi anni. In questo senso, la
nostra analisi fa emergere come l’aspetto fonda-
mentale qui non sia tanto la scarsa comprensione
da parte degli imprenditori italiani dell’impatto
del costo dell’energia sulla struttura di costo del-
le loro aziende, quanto piuttosto la mancanza di
una consapevolezza del fatto che essa rappresenti
una variabile che può e deve essere opportuna-
mente gestita.
Attraverso una corretta gestione di questa variabile,
è evidente che le aziende possano trarre dei cospi-
cui vantaggi in termini di redditività. Considerando
ad esempio due settori completamente diversi (in
termini di incidenza dell’energia sul MOL), ossia
i Prodotti per l’edilizia (con un’incidenza del 63%
nel 2007) ed il Tessile (con un’incidenza del 19%),
é facile comprendere come una riduzione del 10%
del costo della bolletta energetica in uno di questi
settori determinerebbe, coeteris paribus, un incre-
mento della marginalità rispettivamente del 6% e
del 2%, ed una corrispondente riduzione dell’inci-
denza della bolletta energetica sul MOL del 15% e
del 12%. Si tratta di valori di risparmio energetico
che le analisi sviluppate in questo report dimostra-
no essere possibili attraverso l’adozione di soluzioni
per l’efficienza energetica che hanno un accettabile
livello di convenienza economica.
Partendo da queste considerazioni, il progetto di ri-
cerca i cui risultati sono raccolti in questo Rapporto
si è proposto di fornire un quadro delle principali
soluzioni tecnologiche con cui è possibile fare ef-
Tabella 1.2
Incidenza della bolletta energetica sul margine operativo lordo in alcuni settori industriali in Italia
Settore
Energia/MOL
20102007
Prodotti per l’edilizia 220%63%
Vetro 51%38%
Metallurgia 204%54%
Carta 8,2%63%
Chimica 151%26%
28%19%Tessile
Alimentare 27%26%
Meccanica 204%54%
Media industria 34%24%
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28
1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE
ficienza energetica in ambito industriale, con un
focus in particolare sulle tecnologie mature e com-
mercialmente disponibili, quelle cioè che le aziende
oggi considerano nel momento in cui valutano la
possibilità di realizzare un investimento sul rispar-
mio energetico. In particolare, di queste tecnologie
ci si è proposti di fornire una valutazione della
loro convenienza economica e delle potenzialità
che esse hanno di contribuire al raggiungimento
degli obiettivi che il nostro paese si è dato in tema
di efficienza energetica per i prossimi anni.
In particolare, le soluzioni considerate in questo
Rapporto sono state classificate in base al fatto che
esse consentano di conseguire una riduzione dei
consumi di energia piuttosto che una riduzione
della dipendenza dell’impresa dall’approvvigio-
namento di energia elettrica o di combustibile
(tipicamente gas naturale) utilizzato per la pro-
duzione di energia termica, a parità di consumi.
La FIGURA 1.6 riporta un quadro sintetico di queste
soluzioni.
Figura 1.6
Figura 1.7
Classificazione delle soluzioni di efficienza energetica considerate nel Rapporto
Le principali soluzioni per la riduzione dei consumi di energia considerate nel Rapporto
Riduzione
dipendenza da
approvvigionamento,
a parità di consumi
Tipologie di
soluzioni
Soluzioni singole Interventi "sistemici" Produzione
elettrica da FER
Riduzione
consumi di
energia
Produzione elettrica
e/o termica "efficiente" da
combustibile tradizionale (o
recupero cascami termici)
Soluzioni
singole
Motori
elettrici
Rifasamento
carichi elettrici
Sistemi
efficienti di
combustione
Aria
compressa
Inverter RefrigerazioneUPS
Riduzione
consumi di energia
Interventi
"sistemici"
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29
1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE
Nella prima categoria rientrano le soluzioni di ef-
ficienza energetica nell’accezione più propria del
termine, che possono a loro volta essere distinte
tra soluzioni singole, che consistono nell’adozione
di uno specifico componente o apparecchiatura ad
alta efficienza, ed interventi di natura sistemica,
che invece si sostanziano nell’introduzione di modi-
fiche alle caratteristiche di sistemi complessi, quali
come ad esempio gli impianti ad aria compressa o di
refrigerazione. Le soluzioni di efficienza energetica
in grado di consentire una riduzione dei consumi
di energia considerate nel progetto di ricerca sono
rappresentate in FIGURA 1.7.
Per quanto riguarda invece le soluzioni che consen-
tono, a parità di consumi, di ridurre la dipendenza
dell’impresa dalla rete di approvvigionamento dell’e-
nergia elettrica o del combustibile utilizzato per la
produzione di energia termica, esse comprendono
sostanzialmente i sistemi di cogenerazione, di re-
cupero dei cascami termici per la valorizzazione
elettrica tramite tecnologia ORC ed infine l’auto-
generazione di energia elettrica da fonti rinnova-
bili, tra cui vengono valutate le tecnologie del foto-
voltaico e del mini-eolico (SI VEDA FIGURA 1.8).
Oltre all’analisi di convenienza economica delle
principali alternative tecnologiche oggi esistenti e
del relativo potenziale di diffusione tra le imprese
italiane, lo studio si propone di offrire un quadro
aggiornato delle normative e dei regolamenti
in vigore in Italia ed in Europa che interessano
il tema dell’efficienza energetica nelle imprese,
in modo da interpretare l’impatto che essi hanno
avuto e che verosimilmente avranno nello svilup-
po di questo importante comparto. Infine, si pre-
senteranno i risultati di uno studio sulle imprese
industriali del nostro Paese, il cui obiettivo è, in
primo luogo, di valutare il grado di diffusione
all’interno del sistema industriale italiano della
“cultura” dell’efficienza energetica – intesa come
consapevolezza del problema della gestione dell’e-
nergia e conoscenza degli strumenti più idonei ad
affrontarlo – ed, in secondo luogo, di identificare
quali siano le ragioni che spingono le imprese in-
dustriali a valutare gli investimenti in efficienza
energetica e le principali barriere riscontrate du-
rante il processo decisionale.
Figura 1.8
Le principali soluzioni per la riduzione della dipendenza dall’approvvigionamento (a parità di consumi)
considerate nel Rapporto
Produzione elettrica
da FER
Riduzione dipendenza
da approvvigionamen-
to, a parità di consumi
Cogenerazione ORC Mini-eolico
Produzione elettrica e/o
termica "efficiente" da com-
bustibile tradizionale
(o recupero cascami termici)
Fotovoltaico
2.
IL QUADRO NORMATIVO
EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA
IN IMPRESA
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33
2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA
L
’obiettivo di questo capitolo è di fornire al let-
tore un quadro delle più importanti normati-
ve che regolano l’efficienza energetica nei set-
tori industriali. Come si è avuto modo di discutere
nella precedente edizione dell’Energy Efficiency
Report1
, focalizzata sui building residenziali e non,
l’impatto della normativa sul tema dell’efficien-
za energetica è sempre duplice: (i) “prescrittivo”
da un lato, con l’individuazione di obiettivi ed i
conseguenti obblighi da rispettare; (ii) “incenti-
vante” dall’altro, con la definizione di strumenti e
meccanismi economici per favorire l’adozione di
soluzioni energeticamente efficienti.
Seguendo la medesima distinzione, il capitolo si oc-
cupa dapprima di presentare i dettami “prescrit-
tivi” definiti a livello europeo e quelli – sempre di
natura “prescrittiva” ma lasciati all’adesione volon-
taria dei soggetti interessati – delle norme ISO ed
UNI relative all’efficienza energetica, e successi-
vamente di discutere come le “prescrizioni” siano
state adottate a livello italiano e quali meccanismi
di “incentivazione” siano stati ad esse affiancate
nel nostro Paese. Fa da premessa a ciascuna dei due
paragrafi una “ricognizione” dello stato dell’adozione
delle tecnologie per l’efficienza energetica, da cui in
realtà è mossa la recente attività normativa sul tema.
Un ultimo cenno, in chiusura del CAPITOLO, è fatto
al ruolo che l’efficienza energetica – e in particolare
quella afferente i settori industriali – riveste nella
nuova Strategia Energetica Nazionale, sviluppata
in bozza dal Governo nel corso del Luglio 2012 ed
ora oggetto di consultazione pubblica, in attesa del-
la sua “definizione” finale a valle della chisura della
consultazione, prevista per il 30 Novembre 2012.
L’11 Settembre del 2012 si è chiuso l’iter legisla-
tivo relativo all’approvazione in prima lettura
da parte del Parlamento Europeo della “nuova”
Direttiva europea in materia di efficienza ener-
getica, destinata a sostituire l’ormai famosa – e
relativamente recente – Direttiva 2006/32/CE (SI
VEDA BOX 2.1).
Le ragioni che hanno costretto l’Europa a “correre
ai ripari” e a rivedere la propria politica “prescritti-
va” in termini di adozioni di soluzioni di efficienza
energetica risalgono alla ricognizione – effettuata
per la prima volta con riferimento al Dicembre 2009
– che mostrava come, senza interventi correttivi,
l’Unione Europea avrebbe potuto raggiungere
solamente la metà dell’obiettivo di riduzione del
20% del proprio consumo di energia primaria ri-
spetto alle previsioni di 368 Mtep con riferimento al
famoso “Pacchetto 20-20-20”.
2.1 L’impianto normativo
europeo
1
Cfr. Energy Efficiency Reporto 2011, CAPITOLO 2.
2
Il consumo di energia primaria di riferimento ad esempio per l’Italia era pari a 113 Mtep, corrispondente ad un obiettivo di riduzione cumulato dal 2008 al
2016 pari a 10,9 Mtep.
3
Combustione energetica, produzione e trasformazione dei metalli ferrosi, lavorazione di prodotti minerari (cemento, calce, vetro, prodotti ceramici e laterizi),
produzione di pasta per carta, carta e cartoni.
Box 2.1
La Direttiva 2006/32/CE
La Direttiva 2006/32/CE del Parlamento Europeo e del
Consiglio del 5 Aprile 2006, concernente l’efficienza de-
gli usi finali dell’energia e i servizi energetici (recepita
in Italia con il D.lgs. 115/08) era caratterizzata dal non
prevedere obblighi giuridicamente vincolanti per gli Sta-
ti membri. La Direttiva fissava un obiettivo nazionale
indicativo globale di risparmio energetico al 2016 pari
al 9% rispetto alla media dei cinque anni precedenti l’en-
trata in vigore della direttiva (2001-2005)2
, ad esclusione
dei consumi energetici dei settori3
inclusi nella Direttiva
sull’Emission Trading Scheme.
La Direttiva prevedeva che ciascuno Stato Membro ela-
borasse dei piani a livello nazionale che illustrassero le
modalità con cui intendeva raggiungere gli obiettivi di
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2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA
Le modifiche previste dalla “nuova” Direttiva4
del
Settembre 2012 – che riprende, estende e definisce
i contenuti del “Piano d’Azione Europeo per l’Effi-
cienza Energetica”5
elaborato dalla Commissione
Europea nel Marzo 2011 – sono estremamente si-
gnificative, soprattutto se si considera il loro impat-
to sull’adozione di tecnologie energeticamente effi-
cienti per gli usi “industriali” (secondo l’accezione
utilizzata in questo Rapporto6
).
Innanzitutto, la “nuova” Direttiva prevede che
ciascuno Stato membro debba fissare degli obiettivi
nazionali indicativi in materia di efficienza energe-
tica per il 2020. La Commissione Europea ha però
il compito di valutare entro il 30 Giugno 2014 i pro-
gressi compiuti e l’effettiva raggiungibilità del target
previsto per il 2020 (consumo energetico dell’Unio-
ne Europea non superiore a 1474 Mtep di energia
primaria e/o non superiore a 1078 Mtep di energia
finale), potendo anche proporre ai singoli Stati che
risultino inadempienti (almeno in prospettiva) del-
le diverse e più restrittive “prescrizioni”.
Inoltre, la “nuova” Direttiva – esplicitamente
riconoscendo il ruolo “strategico” dell’efficien-
tamento nei settori industriali per il raggiungi-
mento degli obiettivi europei ed allo stesso tempo
prendendo atto delle maggiori difficoltà (entità
dell’investimento, ottica di lungo termine dei ri-
torni ad esso associati, errata percezione da parte
degli operatori industriali dell’efficienza energetica
come obiettivo “marginale” nel proprio business)
che questo incontra – prevede misure specifiche
per l’efficientamento energetico nell’industria.
In particolare vengono elaborate “prescrizioni”
nei seguenti quattro ambiti:
•• audit energetici e sistemi di gestione dell’ener-
gia per le grandi imprese. Le grandi imprese7
saranno obbligate, ogni quattro anni, a sotto-
4
European Parliament legislative resolution of 11 September 2012 on the proposal for a directive of the European Parliament and of the Council on energy
efficiency and repealing Directives 2004/8/EC and 2006/32/EC.
5
Il Piano viene redatto nel Marzo 2011 in risposta alle stime elaborate dalla Commissione Europea, che prevedevano il raggiungimento di circa la metà
dell’obiettivo di riduzione del 20% del consumo di energia primaria al 2020. Il Piano, prevedendo misure ad hoc per ciascun settore, si pone pertanto l’obiet-
tivo di “correggere il tiro”, prevedendo un approccio a due step: una prima fase di “libertà” per gli stati membri di fissare i propri obiettivi
nazionali coerenti con il target al 2020, ed una seconda fase (a partire dal 2013) che subentri nel caso in cui la Commissione reputi gli sforzi degli
Stati Membri insufficienti, nel qual caso sarebbe prevista la definizione di obiettivi vincolanti.
6
Cfr. Capitolo 1.
7
Per grande impresa si intendono quelle realtà che superano 250 numero di occupati (ULA), hanno fatturato maggiore a 50 mln di € e presentano un valore
totale dello stato patrimoniale superiore a 43 mln di € (Def. UE).
miglioramento previsti al 2016, da presentare alla Com-
missione Europea con cadenze prestabilite (30 Giugno
del 2007, 2011 e 2013).
Appare ai fini del presente Rapporto particolarmente
interessante sottolineare come, con riferimento al set-
tore industriale, la Direttiva non prevedesse alcuna mi-
sura specifica se non un generico richiamo – contenuto
nell’Allegato III – alle generiche misure di efficientamen-
to adottabili in industria: (i) processi di fabbricazione
di prodotti (ad esempio, uso più efficiente di aria com-
pressa, condensato e interruttori e valvole, uso di sistemi
automatici e integrati, modi di stand‑by efficienti); (ii)
motori e sistemi di trasmissione (ad esempio aumento
dell’uso dei controlli elettronici, variatori di velocità,
programmazione di applicazione integrata, conversione
di frequenza, motore elettrico ad alto rendimento); (iii)
ventole, variatori di velocità e ventilazione (ad esempio,
nuovi dispositivi/sistemi, uso di ventilazione naturale);
(iv) gestione della risposta alla domanda (ad esempio,
gestione del carico, sistemi di livellamento delle punte di
carico); (v) cogenerazione ad alto rendimento (ad esem-
pio, apparecchi di cogenerazione).
La Direttiva si focalizzava principalmente su due aspet-
ti, ossia il finanziamento degli interventi di efficienza
energetica e la “qualità” dei soggetti che offrono tali ser-
vizi. Sul primo tema, era auspicata da parte degli Stati
membri la creazione di fondi (nella forma di sovven-
zioni, prestiti, garanzie finanziarie e/o altre tipologie)
che sovvenzionassero programmi di miglioramento
dell’efficienza energetica e lo sviluppo di un mercato dei
servizi energetici. In particolare, questi fondi andavano
rivolti ai settori dell’uso finale in cui i rischi o i costi
di transazione sono più elevati. Riguardo alla “qualità”
dei soggetti che offrono servizi di efficienza energetica,
invece, si auspicava la definizione da parte degli Stati
membri di opportuni sistemi di qualificazione, accre-
ditamento e/o certificazione, volti a garantire un livello
elevato di competenza tecnica, obiettività ed attendibi-
lità dei soggetti deputati ad offrire servizi di efficienta-
mento energetico.
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35
2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA
porsi ad audit energetici svolti in modo indi-
pendente da esperti qualificati e/o accreditati o
comunque sorvegliati da autorità indipenden-
ti conformemente alla legislazione nazionale.
L’inizio di questi cicli di audit deve avvenire en-
tro tre anni dall’entrata in vigore di questa diret-
tiva. Le grandi imprese che attuano un sistema di
gestione dell’energia o ambientale - certificato da
un organismo indipendente secondo le pertinen-
ti norme europee o internazionali - sono esentate
da tale obbligo, a condizione che gli Stati membri
assicurino che il sistema di gestione in questione
includa un audit energetico sulla base dei criteri
minimi fondati sui principi definiti dalla Diretti-
va all’Allegato VI (SI VEDA BOX 2.2);
•• audit energetici e sistemi di gestione dell’e-
nergia per le piccole e medie imprese. Le PMI
sono escluse dall’obbligo di audit energetico, e
pur tuttavia la Direttiva suggerisce che gli Sta-
ti membri elaborino adeguati programmi per
incoraggiare le PMI a sottoporsi ad audit ener-
getico e favorire la successiva attuazione delle
raccomandazioni risultanti da tali audit, an-
che attraverso l’istituzione di regimi di sostegno
(voucher) per coprire i costi di un audit energe-
tico e dell’attuazione di interventi altamente ef-
ficaci in rapporto ai costi da sostenere. Devono
inoltre essere diffuse informazioni chiare e ac-
cessibili su: (i) contratti relativi ai servizi ener-
getici, con particolare attenzione alle clausole
che dovrebbero esser previste per la tutela dei ri-
sparmi e dei diritti delle piccole e medie imprese
che effettuino un intervento di efficientamenteo
energetico; (ii) strumenti finanziari, incentivi,
sovvenzioni e prestiti per sostenere i progetti
nel campo dei servizi di efficienza energetica;
(iii) best practice di settore relative ai sistemi di
gestione dell’energia, anche attraverso il coin-
volgimento delle rispettive organizzazioni inter-
medie di rappresentaza;
•• qualificazione e trasparenza degli operatori
di efficienza energetica a livello industriale.
La “nuova” Direttiva prevede in questo senso
un “sistema informativo” che possa coinvol-
gere tutti gli attori del processo: (i) elenchi
pubblici (o sistemi analoghi di informazione
e trasparenza) di fornitori di servizi energeti-
ci “qualificati”, secondo regimi di certificazio-
ne e/o accreditamento e/o regimi equivalenti di
qualificazione, che dovrebbero entrare in vigore
auspicabilmente entro l’1 Gennaio 2015; (ii) dif-
fusione di informazioni alle banche e alle altre
istituzioni finanziarie sugli strumenti di finan-
ziamento delle misure di miglioramento dell’effi-
cienza energetica; (iii) creazione di un meccani-
smo indipendente per garantire il trattamento
efficiente dei reclami e la risoluzione stragiudi-
ziale delle controversie nate in relazione a con-
tratti relativi ai servizi energetici;
•• inteventi specifici per la cogenerazione ad
alto rendimento (CAR), il teleriscaldamento
e teleraffrescamento. La cogenerazione ad alto
rendimento e il teleriscaldamento/teleraffred-
damento, che presentano significative possibili-
tà di risparmio di energia primaria e sono larga-
mente inutilizzate nell’Unione Europea, devono
essere supportate mediante la messa a punto da
parte degli Stati membri di piani nazionali su
un orizzonte temporale di lungo periodo, così
da creare un contesto stabile e favorevole agli
investimenti. La “nuova“ Direttiva si spinge
in questo caso molto nel dettaglio con la “pre-
scrizione” di: (i) strumenti di promozione da
parte degli Stati membri della realizzazione
Box 2.2
I criteri minimi per gli audit energetici presso le imprese
Gli audit energetici – secondo quanto previsto dall’Al-
legato VI della “nuova” Direttiva – devono tenere conto
dei seguenti orientamenti:
•• sono basati su dati operativi relativi al consumo di
energia aggiornati, misurati e tracciabili e (per l’e-
nergia elettrica) sui profili di carico;
•• comprendono un esame dettagliato del profilo di
consumo energetico di edifici o di gruppi di edifi-
ci, di attività o impianti industriali, ivi compreso il
trasporto;
•• ove possibile, si basano sull’analisi del costo del ciclo
di vita, invece che su semplici periodi di ammorta-
mento, in modo da tener conto dei risparmi a lun-
go termine, dei valori residuali degli investimenti a
lungo termine e dei tassi di sconto;
•• sono proporzionati e sufficientemente rappresen-
tativi per consentire di tracciare un quadro fedele
della prestazione energetica globale e di individuare
in modo affidabile le opportunità di miglioramento
più significative.
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2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA
di impianti di cogenerazione con una potenza
termica nominale totale inferiore a 20 MW, al
fine di promuovere la generazione distribuita di
energia; (ii) strumenti di analisi costi-benefici
per valutare la predisposizione del funziona-
mento di un impianto (progettato o soggetto
ad un ammodernamento sostanziale) di po-
tenza termica totale superiore a 20 MW come
impianto di cogenerazione ad alto rendimento;
(iii) strumenti di analisi costi-benefici dell’u-
tilizzo del calore di scarto prodotto da un
impianto industriale (progettato o soggetto ad
un ammodernamento sostanziale) con potenza
termica superiore a 20 MW per soddisfare una
domanda economicamente giustificabile, anche
attraverso la cogenerazione, e per l’eventuale
connessione di tale impianto ad una rete di te-
leriscaldamento e teleraffreddamento.
Appare evidente come, soprattutto nell’imme-
diato (si consideri, ad esempio, che nella migliore
delle ipotesi la norma sull’obbligatorietà dell’au-
dit energetico per le grandi imprese non entrerà
in vigore a livello europeo prima del 30 Giugno
2017 e con possibili ritardi anche lunghi nell’a-
dozione da parte degli Stati Membri8
) l’impatto
della “nuova” Direttiva sia piuttosto limitato.
Appare però altrettanto evidente come (SI VEDA
BOX 2.3) essa colga gli aspetti fondamentali
dell’adozione delle soluzioni di efficientamen-
to energetico nei settori industriali e in questo
senso vada a colmare il gap della precedente Di-
rettiva 2006/32/CE.
La diffusione della “cultura” dell’efficienza ener-
getica – che ha come primo passo la “misura” (l’au-
dit energetico) dello stato di inefficienza – è uno dei
capisaldi della “nuova” Direttiva, che obbliga ad-
dirittura le grandi imprese a dotarsi di sistemi di ve-
rifica e, con riferimento alle PMI, prevede una azio-
ne “a tenaglia” che riguarda la circolazione di best
practice e la “promozione” all’auditing energetico,
8
Per il caso italiano basti pensare, ad esempio, alla Direttiva comunitaria 2002/91/CE che è stata tradotta ben 3 anni dopo nel Decreto legislativo
192/2005.
Box 2.3
L’indagine sulle barriere all’adozione delle soluzione di efficientamento energetico nelle imprese italiane
Si riporta in questo box un estratto dell’indagine condot-
ta dall’Energy&Strategy Group – e di cui viene dato più
dettagliatamente conto nel CAPITOLO 5 – con riferimen-
to alle principali problematiche incontrate dalle imprese
italiane nella adozione di soluzioni di efficientamento
energetico.
Appare in maniera evidente come le principali barriere
che ostacolano la realizzazione di interventi di efficienza
energetica siano in primo luogo di natura economica (SI
VEDA FIGURA 2.1), legate in primis al tempo di pay-back
degli interventi di efficienza energetica (che tocca ben il
70% delle imprese intervistate), tipicamente superiore
alla soglia ritenuta oggi accettabiledi 2-3 anni; subito se-
guita (con il 40% delle occorrenze) dalla difficoltà – an-
che per l’arretratezza (almeno nelle parole degli operato-
ri industriali) del sistema bancario e finanziario italiano
nel dotarsi di adeguati strumenti di analisi – di reperire
a condizioni accettabili le risorse finanziarie necessarie
per effettuare gli investimenti, oltre che le risorse interne,
tipicamente rivolte verso altre tipologie di investimenti.
Le barriere di natura non economica fanno invece rife-
rimento principalmente alla ridotta conoscenza e sensi-
bilità delle imprese rispetto al tema efficienza energetica,
con il 25% delle imprese che non attribuisce alla gestione
dell’energia una rilevanza strategica in quanto non ine-
rente il core business (percentuale che sale al 40% se si
considerano le piccole e medie imprese).
Riguardo a barriere derivanti dagli altri stakeholder
dell’efficienza energetica, emergono in primo luogo cri-
ticità nel rapporto con gli istituti di credito (sopra men-
zionati) e con le ESCo, legate sia alla ridotta conoscenza
delle opportunità di carattere tecnico e finanziario offerte
da questi soggetti che, in taluni casi, dalla “diffidenza”/
ritrosìa a condividere informazioni necessarie a questi
soggetti per operare. Infine, emerge con una certa fre-
quenza un giudizio critico nei confronti del policy ma-
ker, dipendente in prima battuta dall’instabilità di alcuni
impianti normativi (come ad esempio quello riguardante
la cogenerazione ad alto rendimento o l’incentivazione
delle fonti rinnovabili) che scoraggia la realizzazione di
investimenti o, nel caso peggiore, impatta negativamente
sugli economics di investimenti effettuati.
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2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA
ovvero un aumento della consapevolezza delle op-
portunità legate all’efficienza energetica che faccia
superare la logica “residuale” con cui vengono oggi
allocate le risorse per gli investimenti in efficienza
energetica.
Altrettanto interessanti in questo senso sono le
“prescrizioni” in termini di qualificazione e tra-
sparenza degli operatori di efficienza energetica a
livello industriale. Per quanto gli “elenchi pubblici”
non siano esenti da problematiche, è evidente infatti
come siano, da un lato, importanti “segnalatori”
di affidabilità degli operatori della filiera (in par-
ticolare utile per le ESCo) e, dall’altro lato, per-
mettano alle banche una più semplice “verifica”
del merito del progetto di investimento che viene
loro sottoposto.
Accanto ai meccanismi “prescrittivi” di cui si è di-
scusso nel paragrafo precedente, il quadro regola-
torio europeo – o per meglio dire in questo caso
“globale” – entro cui va inserita la discussione
dell’efficienza energetica a livello industriale non
può non prendere in considerazione il sistema
delle norme ISO9
e/o UNI10
, dato il ruolo svolto
dell’Ente Nazionale di Unificazione e visto che il
Rapporto comunque si rivolge al lettore italiano.
Ovviamente sono diverse le norme – soprattutto di
carattere “tecnico” – che impattano sulla attività dei
soggetti operanti nel mondo dell’efficienza energeti-
ca, soprattutto a livello industriale. Considerando,
tuttavia, gli obiettivi del presente Rapporto, appare
qui utile concentrarsi solo su tre norme – specifi-
catamente la ISO 50001, la UNI CEI 11352:2010
e la UNI CEI 11339:2009 – che “prescrivono” i
requisiti cui devono sottostare tre attori fonda-
mentali della filiera dell’efficienza, soprattutto in
ambito industriale, ovvero le imprese “utilizzatrici
di energia”, le ESCo ed i professionisti nella “ge-
stione dell’energia”.
Si tratta, è importante sottolinearlo anche per dif-
ferenza rispetto a quanto evidenziato nel paragrafo
precedente, di norme che regolano forme “volon-
tarie” di certificazione, in questo senso quindi de-
finendo delle “prescrizioni” ma lasciando ai soggetti
economici la libertà di adeguarvisi. E’ altrettanto
evidente tuttavia che per loro stessa natura que-
ste norme: (i) si propongono di definire delle best
8
L’ISO (International Organization for Standardization) è il più grande ente sviluppatore di norme tecniche volontarie internazionali. Dal 1947, data di fon-
dazione, ad oggi sono stati definiti più di 19.000 standard internazionali.
10
L’UNI - Ente Nazionale Italiano di Unificazione - è un’associazione privata senza scopo di lucro fondata nel 1921 e riconosciuta dallo Stato e dall’Unione
Europea, che studia, elabora, approva e pubblica le norme tecniche volontarie in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario (tranne in quelli elettrico
ed elettrotecnico).

Figura 2.1
Occorrenze delle principali “barriere” che ostacolano la realizzazione di investimento in efficienza energetica
da parte delle imprese
0%
40%
20%
60%
80%
100%
assenza di
barriere
barriere di natura
economica
barriere di natura
culturale
29%
71%
40%
36%
26%
22%
7%
assenza di barriere
tempi di ritorno
dell'investimento "eccessivi"
difficoltà di accesso
al capitale terzi
scarsa consapevolezza
del top management
difficoltà di accesso
al capitale proprio
interazione con
processo d'acquisto
interazione con
processo produttivo
2.2 Le norme UNI-ISO in tema
di efficienza energetica
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2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA
practice nei rispettivi ambiti, diventando inevita-
bilmente dei termini di paragone per valutare la si-
tuazione degli operatori economici (anche di quelli
che non sono certificati); (ii) hanno come premes-
sa indispensabile la creazione di sistemi ad hoc di
gestione e controllo dei requisiti, introducendo
comunque nel sistema industriale in cui si applica-
no competenze di verifica e monitoraggio dello
“stato dell’arte” ed offrendo inoltre la possibilità
di comparare Paesi diversi con metri di giudizio
“standardizzati” appunto; (iii) sono spesso – an-
che se come si vedrà meglio più avanti non sempre
– accompagnate da meccanismi di premialità per
gli operatori economici che le adottano, creando
quindi potenzialmente dei differenziali competiti-
vi che nella maggior parte dei casi rappresentano
la ragione ultima per cui le imprese optano per la
certificazione.
Nel proseguo di questo paragrafo, con riferimen-
to proprio alle tre norme citate in precedenza, si
fornirà un quadro delle principali “prescrizioni”
che ad esse si possono far risalire e se ne discuterà
– preparando in qualche modo il terreno al succes-
sivo PARAGRAFO 2.3 – l’effettiva diffusione ad oggi
nel nostro Paese.
La ISO 50001 “Energy management systems - Re-
quirements with guidance for use”
La gestione dell’energia da parte delle imprese rap-
presenta uno dei temi cardine dello sviluppo del-
la “cultura” dell’efficienza energetica nei sistemi
industriali. In questo senso, la norma ISO 50001,
emanata nell’anno 2011, definisce i requisiti fon-
damentali che un sistema di gestione – nell’acce-
zione della UNI EN ISO 14001:200411
“un insieme
di elementi correlati usato per stabilire una politi-
ca, degli obiettivi e per conseguire tali obiettivi” –
dell’energia “dovrebbe avere”. La norma è impor-
tante per almeno due motivi: (i) da un lato, perchè è
una intrinseca affermazione (se ve ne fosse ulteriore
bisogno) della crescente importanza per il sistema
delle imprese di gestire in maniera sistematica la
variabile energetica; (ii) dall’altro lato, perché si
propone l’obiettivo di sostituire – ed allo stesso
tempo rendere omogenee – norme o procedure
che si stavano nel frattempo sviluppando a livello
europeo e non (sI VEDA BOX 2.4).
La ISO 50001 fornisce alle imprese un quadro di ri-
ferimento per l’integrazione delle prestazioni ener-
getiche nella gestione quotidiana delle varie attività,
ed è in particolare attenta ad individuare i fattori
di consumo energetico lungo tutta la catena pro-
duttiva dell’impresa, sino a ricomprendere (alme-
no per le componenti più rilevanti) le interazioni
con i principali fornitori.
Non vengono quindi, giacchè non è questo l’obiet-
tivo, definiti degli obiettivi “numerici” di miglio-
ramento energetico cui allinearsi, bensì vengono
nel dettaglio della norma – e con un approccio che
segue il cosiddetto “ciclo di Deming” Plan-Do-
Check-Act – definiti gli strumenti e le procedure
considerati indispensabili per avviare e sistema-
tizzare il processo di misura e incremento delle
prestazioni energetiche delle imprese (SI VEDANO
BOX 2.5 e 2.6).
Fra le ragioni che spingono un’ impresa a certifi-
carsi volontariamente secondo le “prescrizioni”
11
ISO 14001:2004 “Sistemi di gestione ambientale - Requisiti e guida per l’uso”.
Box 2.4
I Sistemi per la Gestione dell’Energia prima della norma ISO 50001
Gli standard per i Sistemi di Gestione dell’Energia fanno
la loro prima apparizione nei primi anni 2000, sia ne-
gli Stati Uniti che soprattutto in Europa, dove Olanda e
Danimarca furono i primi due Paesi (rispettivamente nel
2000 e nel 2001) ad introdurli.
Essi furono poi introdotti anche in altri Paesi a livello
europeo (Svezia, Irlanda, Spagna e Germania) ed extra-
europeo (quali la Corea del Sud e la Cina). Nel 2006, il
Comitato Europeo di Normalizzazione (CEN) ed il Co-
mitato Europeo di Normalizzazione Elettrotecnica (CE-
NELEC) hanno avviato un processo di sintesi dei diversi
standard presenti a livello europeo, culminato nel 2009
con la pubblicazione dello standard EN 16001 “Energy
Management System”.
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2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA
della ISO 50001 vi è indubbiamente il fatto di po-
terla utilizzare a fini commerciali nei confronti
dei clienti o – probabilmente più efficacemente
– di signaling verso investitori e stakeholder isti-
tuzionali, ma vi è anche un valore “interno” di
sistematizzazione delle iniziative che comunque
l’impresa ha in essere o è in procinto di adottare.
Appare evidente poi come l’adozione di un siste-
ma di gestione dell’energia “certificato” costringa
l’impresa a dedicare delle risorse per la stesura di
obiettivi e delle modalità per perseguirli e faccia sì
che la figura dell’energy manager assuma maggiore
rilevanza e “potere decisionale” all’interno dell’im-
presa stessa.
Box 2.5
Le “prescrizioni” della ISO 50001
Le principali operazioni definite dalla norma ISO 50001
per implementare un corretto Sistema di Gestione dell’E-
nergia conforme allaISO 50001 possono essere raggrup-
pate come segue:
•• Plan (Pianificazione), che comprende:
•• la profilatura della situazione energetica dell’im-
presa,checonsiste(i)nell’individuarelefontiener-
getiche utilizzate, (ii) misurare il consumo energe-
tico passato e presente e stimare quello futuro, (iii)
individuare le variabili rilevanti che influenzano il
consumo energetico (quali ad esempio mix pro-
duttivo, scheduling produzione, condizioni atmo-
sferiche, etc.), (iv) individuare i centri di consumo
più rilevanti, stabilire la baseline (si veda anche il
PARAGRAFO 2.3.2) da usare come benchmark per
valutare i miglioramenti conseguiti nella perfor-
mance energetica, (v) stabilire i KPI per la misura
delle performance energetiche, (vi) individuare le
opportunità di miglioramento esistenti;
•• la definizione “strategica” di obiettivi e piani d’a-
zione per raggiungere tali obiettivi. Grande rile-
vanza è attribuita al top management, che deve
supportare l’implementazione del Sistema di
Gestione dell’Energia (SGE) assicurando (i) la
disponibilità di risorse (in termini di tempo, per-
sonale e disponibilità finanziarie), (ii) la nomina
di un suo rappresentante in qualità di responsa-
bile dell’implementazione, applicazione e conti-
nuo miglioramento del SGE, e (iii) di un Energy
Team, ovvero di un gruppo di persone all’interno
dell’organizzazione appartenente a funzioni diver-
se (acquisti, progettazione, produzione, qualità,
risorse umane, amministrazione, controllo di ge-
stione,…), che ha la responsabilità di mantenere
in funzione il sistema e di verificare la sua appli-
cazione all’interno delle varie funzioni aziendali,
(iv) deve definire una politica energetica aziendale
in cui sono dichiarati gli obiettivi e l’impegno a
perseguire un miglioramento continuo nell’utiliz-
zo dell’energia e (v) comunicare l’iniziativa a tutti i
livelli aziendali ed agli altri stakeholder che hanno
un impatto su di essa (fornitori, appaltatori,..), (vi)
provvedere alla revisione sistematica del sistema
di gestione.
•• Do (Piano di azione), che comprende:
•• il coinvolgimento del personale, sia interno che
esterno all’impresa (es. fornitori), attraverso la
definizione di procedure operative, la formazione
e l’informazione circa gli obiettivi da raggiungere
ed i risultati conseguiti;
•• la definizione dei criteri di gestione delle attività
operative e di manutenzione più significative in
termini di usi energetici;
•• la definizione delle specifiche d’acquisto per la
fornitura di energia e per i prodotti che utilizzano
energia;
•• lo sviluppo/ri-progettazione di processi, impian-
ti o altre facility per migliorarne la performance
energetica.
•• Check (Verifica e monitoraggio continui), che com-
prende:
•• il monitoraggio e l’analisi delle performance ener-
getiche, in maniera continuativa tramite un siste-
ma di misura, e periodicamente tramite la verifica
dell’applicazione del SGE in conformità a quanto
previsto sia dalla ISO 50001 che in sede di proget-
tazione da parte dell’impresa;
•• l’individuazione ex ante degli interventi correttivi
possibili in caso di performance non in linea con
gli obiettivi prefissati.
•• Act (Azioni continue), che comprende:
•• la raccolta di informazioni necessarie al top ma-
nagement per valutare nella continuità dell’attività
dell’impresa l’efficacia del SGE;
•• l’individuazione e il reporting continuo al top mana-
gement sulle opportunità di miglioramento del SGE.
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Energy Strategy Group_Report 2012 efficienza energetica

  • 1. Energy Efficiency Report Novembre 2012 L’efficienza energetica in impresa: soluzioni tecnologiche, fattibilità economica e potenziale di mercato www.energystrategy.it
  • 2. Novembre 2012 www.energystrategy.it Energy Efficiency Report L’efficienza energetica in impresa: soluzioni tecnologiche, fattibilità economica e potenziale di mercato
  • 3.
  • 4. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 3 L’efficienza energetica: una leva per la competitività delle imprese italiane Il quadro normativo europeo e italiano per l’efficienza energetica in impresa L’impianto normativo europeo Le norme UNI-ISO in tema di efficienza energetica L’impianto normativo italiano Gli obiettivi di efficienza energetica nel settore industriale I sistemi di incentivazione dell’efficienza energetica nel settore industriale La “Strategia Energetica Nazionale” La sostenibilità economica delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa Le soluzioni per la riduzione del consumo di energia Motori elettrici Inverter UPS Rifasamenti dei carichi elettrici Aria compressa Refrigerazione Sistemi di combustione efficienti Le soluzioni per la riduzione della dipendenza dall’approvvigionamento di energia elettrica o di combustibile Cogenerazione Impianti a vapore Turbine a gas e cicli combinati Motori a combustione interna Piccola e micro cogenerazione Recupero calore e generazione elettrica mediante tecnologia ORC Quadro di sintesi Il potenziale di diffusione delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa Il mercato potenziale delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa L’impatto delle soluzioni per l’efficienza energetica nei principali settori industriali La cultura dell’efficienza energetica nelle imprese italiane: stato dell’arte e principali barriere allo sviluppo Il grado di consapevolezza del “problema energetico” per le imprese italiane I driver decisionali degli investimenti in efficienza energetica Le principali barriere agli investimenti in efficienza energetica Indice 1 2.3.2 2 3 2.3.1 2.1 3.1 3.1.1 3.1.3 3.1.5 3.1.2 3.1.4 3.1.6 3.1.7 3.2.1.1 3.2.1.2 3.2 3.2.1 2.2 2.3 2.3.1 15 17 23 33 33 37 45 48 49 59 65 66 72 77 85 66 75 80 89 93 93 94 97 169 171 167 3.2.1.3 3.2.2 3.3 4 4.1 4.2 5.1 5.2 5.3 5 3.2.1.4 Introduzione Executive Summary 100 102 104 107 115 115 130 141 142 147 149 155 157 165 Gruppo di lavoro Metodologia Bibliografia Elenco delle organizzazioni intervistate La School of Management e l’Energy & Strategy Group Le imprese partner
  • 5.
  • 6. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 5 Figura 1.1 Figura 1.2 Figura 1.3 Figura 1.4 Figura 1.5 Figura 1.6 Figura 1.7 Figura 1.8 Figura 2.1 Figura 2.2 Figura 2.3 Figura 2.4 Figura 3.1 Figura 3.2 Figura 3.3 Figura 3.4 Figura 4.1 Figura 4.2 24 24 25 25 26 28 28 29 37 41 43 57 65 81 86 101 126 127 Indice delle figure Dipendenza energetica dei Paesi UE-27 registrata nel 2010 [Fonte:Eurostat] Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 20 GWh/ anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu] Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 2 GWh/ anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu] Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 10 GWh/ anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu] Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 0,25 GWh/ anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu] Classificazione delle soluzioni di efficienza energetica considerate nel Rapporto Le principali soluzioni per la riduzione dei consumi di energia considerate nel Rapporto Le principali soluzioni per la riduzione della dipendenza dall’approvvigionamento (a parità di consumi) considerate nel Rapporto Occorrenze delle principali “barriere” che ostacolano la realizzazione di investimenti in efficienza energetica da parte delle imprese Posizione delle imprese rispetto alla norma ISO 50001 Fasi del processo di un servizio di miglioramento dell’efficienza energetica [Fonte: UNI CEI EN 15900] Relazione fra i concetti di addizionalità e baseline [Fonte:ENEA] Soluzioni per l’efficienza energetica nell’industria considerate nell’analisi Total Cost of Ownership di un sistema ad aria compressa su un orizzonte temporale di 10 anni Consumi elettrici relativi dei principali componenti di un sistema di refrigerazione industriale [Fonte: Energy efficiency practices in industrial refrigeration – Energy design resources] Costo specifico (€/kW) dei motori a combustione interna al variare della taglia del motore Il progetto H-REII Potenziale di recupero energetico in Italia (in termini di energia elettrica prodotta, espressa in GWh) nei settori attualmente investigati dal Progetto H-REII [Fonte: HREII project database] 1. L’efficienza energetica: una leva per la competitività delle imprese italiane 2. Il quadro normativo europeo e italiano per l’efficienza energetica in impresa 3. La sostenibilità economica delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa 4. Il potenziale di diffusione delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa
  • 7. www.energystrategy.it Indici 6 ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO Figura 4.3 Figura 4.4 Figura 4.5 Figura 4.6 Figura 4.7 Figura 4.8 Figura 4.9 Figura 4.10 Figura 5.1 Figura 5.2 Figura 5.3 Figura 5.4 Figura 5.5 Figura 5.6 Figura 5.7 Figura 5.8 Figura 5.9 Figura 5.10 Figura 5.11 Figura 5.12 129 131 131 132 133 133 137 138 142 143 144 145 145 146 146 148 149 149 150 151 Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia delle soluzioni di efficienza energetica nell’industria Evoluzione per settore dei consumi energetici finali in Italia, espressi in Mtep [Fonte: elaborazione su dati MiSE] Ripartizione per settore dei consumi energetici finali in Italia nel 2010[Fonte: elabora- zione su dati MiSE] Andamento dei consumi energetici nei principali settori industriali in Italia, espressi in Mtep [Fonte: elaborazione su dati MiSE e Terna] Variazione percentuale del rapporto tra produzione e consumi registrata tra il 2005 ed il 2007, fatto 100 il valore dell’indicatore nel 2005 [Fonte: elaborazione su dati MiSE, ISTAT, Enea] Variazione percentuale del rapporto tra produzione e consumi registrata tra il 2007 ed il 2010, fatto 100 il valore dell’indicatore nel 2007 [Fonte: elaborazione su dati MiSE, ISTAT, Enea] Dinamica dell’incidenza della bolletta energetica sul fatturato e della marginalità tra il 2005 ed il 2010 nei diversi settori industriali [Fonte: elaborazione su dati MiSE, ISTAT, Terna] Dinamica dei volumi produttivi nei diversi settori industriali,fatto 100 il valore dell’in- dicatore nel 2005 [Fonte: elaborazione su dati ISTAT, MiSE] Presenza della figura dell’energy manager all’interno del campione analizzato Presenza della figura dell’energy manager nelle imprese non soggette all’obbligo di no- mina dell’energy manager all’interno del campione analizzato Approccio alla gestione dell’energia da parte del campione di imprese analizzato Occorrenze degli approcci alla gestione dell’energia da parte del campione di imprese analizzato Approccio alla gestione dell’energia da parte del campione di PMI analizzato Occorrenze degli approcci alla gestione dell’energia da parte del campione di PMI ana- lizzato Giudizio sulle ESCo da parte delle imprese Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimento in efficien- za energetica da parte delle imprese Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimento in efficien- za energetica da parte delle imprese di grande dimensione Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimenti in efficien- za energetica da parte delle imprese appartenenti a settori energivori Presenza di barriere all’interno del processo decisionale di un intervento di efficienza energetica Occorrenze delle principali barriere che ostacolano la realizzazione di investimenti in efficienza energetica da parte delle imprese 5. La cultura dell’efficienza energetica nelle imprese italiane: diffusione e principali barriere allo sviluppo
  • 8. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 7 Tabella 1.1 Tabella 1.2 Tabella 2.1 Tabella 2.2 Tabella 2.3 Tabella 2.4 Tabella 2.5 Tabella 2.6 Tabella 2.7 Tabella 2.8 Tabella 2.9 Tabella 3.1 Tabella 3.2 Tabella 3.3 Tabella 3.4 Tabella 3.5 Tabella 3.6 Tabella 3.7 26 27 46 46 47 49 52 53 54 55 58 68 69 69 70 70 71 71 Indice delle tabelle Incidenza del costo della “bolletta energetica” sul fatturato in alcuni settori industriali in Italia Incidenza della bolletta energetica sul margine operativo lordo in alcuni settori industriali in Italia Risparmio energetico annuale atteso al 2010 ed al 2016 (Fonte: PAEE 2007) Risparmio energetico annuale conseguito al 2010 (Fonte: PAEE 2011) Risparmio energetico annuale conseguito dal settore industriale al 2010 con riferimento agli interventi previsti dal PAEE 2007 (Fonte: PAEE 2011) Obiettivi stabiliti per il settore industriale dal PAEE 2011 Risparmio Specifico Lordo di energia primaria conseguibile per singola unità fisica di riferimento Valori del coefficiente di durabilità attribuiti alle diverse categorie di interventi in ambito industriale valutati con il metodo a consuntivo Impatto del coefficiente di durabilità sul tempo di Pay-Back nel caso di motore elettrico ad alta efficienza Ripartizione dei progetti a consuntivo realizzati dall’inizio del meccanismo, suddivisi per tipologia d’intervento (Fonte:AEEG) Risorse stanziate per il primo Ciclo di Programmazione del Fondo Rotativo Kyoto, con riferimento alle misure riferibili all’efficienza energetica Peso percentuale delle differenti componenti del Total Cost of Ownership di un motore elettrico al variare della classe di efficienza Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un motore funzionante ad efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE2 Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un motore funzionante ad efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE3 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore appartenente alla classe IE2 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard sottoposto a riavvolgimento Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore appartenente alla classe IE3 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard sottoposto a riavvolgimento Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore di classe IE3 rispetto ad uno di classe IE2, qualora il motore non funzionante non possa essere riavvolto Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dalla sostituzione di un motore funzionante ad efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE2 1. L’efficienza energetica: una leva per la competitività delle imprese italiane 2. Il quadro normativo europeo e italiano per l’efficienza energetica in impresa 3. La sostenibilità economica delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa
  • 9. www.energystrategy.it Indici 8 ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO Tabella 3.8 Tabella 3.9 Tabella 3.10 Tabella 3.11 Tabella 3.12 Tabella 3.13 Tabella 3.14 Tabella 3.15 Tabella 3.16 Tabella 3.17 Tabella 3.18 Tabella 3.19 Tabella 3.20 Tabella 3.21 Tabella 3.22 Tabella 3.23 Tabella 3.24 Tabella 3.25 Tabella 3.26 Tabella 3.27 Tabella 3.28 Tabella 3.29 Tabella 3.30 Tabella 3.31 Tabella 3.32 Tabella 3.33 71 72 72 72 73 74 74 74 75 76 77 77 77 78 79 79 80 80 82 82 83 84 84 85 85 86 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dalla sostituzione di un motore funzionante ad efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE3 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un motore appartenente alla classe IE2 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard sottoposto a riavvolgimento Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un motore appartenente alla classe IE3 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard sottoposto a riavvolgimento Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un motore di classe IE3 rispetto ad uno di classe IE2, qualora il motore non funzionante non possa essere riavvolto Grado di applicabilità dell’inverter sul motore elettrico e percentuale di risparmio energetico ottenibile Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un inverter su una pompa azionata da un motore di efficienza standard Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un inverter ad un compressore azionato da un motore di efficienza standard Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un inverter ad una pompa azionata da un motore di efficienza standard Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un inverter ad un compressore azionato da un motore di efficienza standard Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un UPS ad efficienza standard (funzionante) con uno ad alta efficienza Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un UPS ad alta efficienza rispetto a uno ad efficienza standard Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dalla sostituzione di un UPS ad efficienza standard (funzionante) con uno ad alta efficienza Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un UPS ad alta efficienza rispetto a uno ad efficienza standard Corrispettivitariffarienergiareattiva(c€/kvarh)perl’anno2012(Fonte:EnelDistribuzione) Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un sistema di rifasamento (nel caso di cosφ iniziale pari a 0,75) Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un sistema di rifasamento (nel caso di cosφ iniziale pari a 0,85) Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un sistema di rifasamento (nel caso di cosφ iniziale pari a 0,75) Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un sistema di rifasamento (nel caso di cosφ iniziale pari a 0,85) Lista di possibili interventi su un impianto di aria compressa (Fonte: Rielaborazione da Compressed air systems in the European Union, FraunhoferInstitute - 2001) Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di riduzione delle perdite di aria in un sistema ad aria compressa Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di riduzione delle perdite di aria in un sistema ad aria compressa Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di recupero di calore dal compressore in un sistema ad aria compressa Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di recupero di calore dal compressore in un sistema ad aria compressa Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di adozione di serbatoi d’accumulo all’interno di un sistema ad aria compressa Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di adozione di serbatoi d’accumulo all’interno di un sistema ad aria compressa Lista di possibili interventi su un impianto di refrigerazione industriale (Fonte: Rielaborazione da ENEA)
  • 10. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 9 Indici Tabella 3.34 Tabella 3.35 Tabella 3.36 Tabella 3.37 Tabella 3.38 Tabella 3.39 Tabella 3.40 Tabella 3.41 Tabella 3.42 Tabella 3.43 Tabella 3.44 Tabella 3.45 Tabella 3.46 Tabella 3.47 Tabella 3.48 Tabella 3.49 Tabella 3.50 Tabella 3.51 Tabella 3.52 Tabella 3.53 Tabella 3.54 Tabella 3.55 Tabella 3.56 Tabella 3.57 Tabella 3.58 87 87 89 90 90 91 91 91 92 92 94 96 96 97 97 98 99 99 99 99 100 100 100 102 102 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di installazione della strumentazione necessaria per il controllo dinamico della pressione di picco in un sistema di refrigerazione Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di installazione della strumentazione necessaria per il controllo dinamico della pressione di picco in un sistema di refrigerazione Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti con bruciatori auto-recuperativi Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non funzionanti con bruciatori auto-recuperativi Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti con bruciatori auto-recuperativi Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non funzionanti con bruciatori auto-recuperativi Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti con bruciatori rigenerativi Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non funzionanti con bruciatori rigenerativi Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti con bruciatori rigenerativi Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non funzionanti con bruciatori rigenerativi Vantaggi e svantaggi delle principali tipologie di impianti motore utilizzati a fini cogenerativi Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a vapore Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a vapore Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a vapore Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a vapore (calcolato secondo la “valorizzazione termica”) Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a gas Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a gas Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a gas Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a gas (calcolato secondo la “valorizzazione termica”) Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione a ciclo combinato in cui il motore primo è una turbina a gas Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione a ciclo combinatoin cui il motore primo è una turbina a gas Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione a ciclo combinato in cui il motore primo è una turbina a gas Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione a ciclo combinato in cui il motore primo è una turbina a gas (calcolato secondo la “valorizzazione termica”) Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna
  • 11. www.energystrategy.it Indici 10 ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO Tabella 3.59 Tabella 3.60 Tabella 3.61 Tabella 3.62 Tabella 3.63 Tabella 3.64 Tabella 3.65 Tabella 3.66 Tabella 3.67 Tabella 3.68 Tabella 3.69 Tabella 3.70 Tabella 3.71 Tabella 4.1 Tabella 4.2 Tabella 4.3 Tabella 4.4 Tabella 4.5 Tabella 4.6 Tabella 4.7 Tabella 4.8 Tabella 4.9 Tabella 4.10 Tabella 4.11 102 103 103 104 104 104 105 106 107 108 109 110 110 116 116 117 117 118 118 119 119 120 121 121 Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna (calcolato secondo la “valorizzazione termica”) Confronto del Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna e una microturbina a gas Confronto del costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna e una microturbina a gas Confronto del costo del kWh termico prodotto associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna e una microturbina a gas Confronto del costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna e una microturbina a gas (calcolato secondo la “valorizzazione termica”) Principali caratteristiche delle tecnologie meno diffuse per la microcogenerazione Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di recupero termico tramite tecnologia ORC Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un impianto di recupero termico tramite tecnologia ORC Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di sostituzione di una tecnologia “standard” funzionante, attraverso il calcolo del Tempo di Pay-Back (anni) Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di una tecnologia “standard” funzionante, attraverso il calcolo del costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato o prodotto Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di una tecnologia “standard” non funzionante, attraverso il calcolo del Tempo di Pay-Back (anni) Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di una tecnologia “standard” non funzionante, attraverso il calcolo del costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato o prodotto Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di motori elettrici ad alta efficienza di classe IE3 Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di motori elettrici ad alta efficienza di classe IE2 Ripartizione per classe di efficienza del parco attuale di motori elettrici e delle nuove installazioni Potenziale di risparmio realizzato dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di motori elettrici ad alta efficienza Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di inverter su motori elettrici Potenziale di risparmio realizzato dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di inverter su motori elettrici Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di UPS ad alta efficienza Potenziale di risparmio realizzato dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di UPS ad alta efficienza Potenziale teorico di risparmio derivante dagli interventi sui sistemi ad aria compressa. Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie agli interventi sui sistemi ad aria compressa. Potenziale teorico di risparmio derivante dagli interventi sui sistemi di refrigerazione 4. Il potenziale di diffusione delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa
  • 12. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 11 Tabella 4.12 Tabella 4.13 Tabella 4.14 Tabella 4.15 Tabella 4.16 Tabella 4.17 Tabella 4.18 Tabella 4.19 Tabella 4.20 Tabella 4.21 Tabella 4.22 Tabella 4.23 Tabella 4.24 Tabella 4.25 Tabella 4.26 Tabella 4.27 Tabella 5.1 Tabella 5.2 Tabella 5.3 121 122 122 123 123 124 124 125 125 128 129 134 135 135 136 136 141 143 147 Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie agli interventi sui sistemi di refrigerazione. Potenziale teorico di risparmio derivante dalla cogenerazione Potenzialedirisparmiorealizzabiledal2013al2020grazieall’adozionedellacogenerazione Potenziale teorico di produzione derivante dalla tecnologia ORC Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione della tecnologia ORC Potenziale teorico di produzione derivante dal fotovoltaico Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione del fotovoltaico Potenziale teorico di produzione derivante dal mini-eolico Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione del mini-eolico Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia (espresso in TWh) associato alle diverse soluzioni per efficienza energetica in impresa Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia (espresso in Mtep ) associato alle diverse soluzioni per efficienza energetica in impresa EBITDA Margin dei principali settori industriali in Italia (Fonte: elaborazione su dati ISTAT, MiSE) Profilo di un’azienda-tipo appartenente al settore della carta Potenziale impatto sulla marginalità derivante dall’adozione di motori ad alta efficienza di classe IE2 in imprese “tipo” appartenenti ai settori industriali oggetto d’analisi (Fonte: elaborazione su dati ISTAT, MiSE, AIDA) Potenziale impatto sulla marginalità derivante dall’adozione della tecnologia ORC in imprese “tipo” appartenenti ai settori industriali oggetto d’analisi (Fonte: elaborazione su dati ISTAT, MiSE, AIDA) Incidenza della bolletta energetica e del costo del lavoro sul fatturato nei diversi settori industriali (Fonte: elaborazione su dati ISTAT e MiSE) Principali caratteristiche del campione di indagine utilizzato per la survey Possibili approcci alla misura e al controllo dei consumi energetici Principali driver decisionali che motivano gli investimenti di efficientamento energetico Indici 5. La cultura dell’efficienza energetica nelle imprese italiane: diffusione e principali barriere allo sviluppo
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  • 14. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 13 Box 2.1 Box 2.2 Box 2.3 Box 2.4 Box 2.5 Box 2.6 Box 2.7 Box 2.8 Box 2.9 Box 2.10 Box 2.11 Box 2.12 Box 2.13 Box 3.1 Box 3.2 Box 4.1 Box 4.2 Box 5.1 Box 5.2 Box 5.3 Box 5.4 33 35 36 38 39 40 41 48 50 52 52 56 59 88 96 125 135 141 152 153 153 Indice dei box La Direttiva 2006/32/CE I criteri minimi per gli audit energetici presso le imprese L’indagine sulle barriere all’adozione delle soluzione di efficientamento energetico nelle imprese italiane I Sistemi per la Gestione dell’Energia prima della norma ISO 50001 Le “prescrizioni” della ISO 50001 L’implementazione della ISO 50001: il caso Arneg Esempi di supporto alla certificazione ISO 50001 per le PMI La detrazione fiscale per motori elettrici e inverter Esempi di bandi locali di supporto all’efficienza energetica nell’industria Esempio di intervento di risparmio energetico valutabile con il metodo standardizzato Il calcolo del Risparmio Netto Integrale ed il coefficiente di durabilità Il concetto di addizionalità nei progetti a consuntivo La strategia energetica nazionale in sintesi Il ciclo frigorifero ad assorbimento Ripartizione dei costi di un impianto di cogenerazione tra produzione elettrica e termica Il Progetto H-REII Simulazione di investimento in efficienza energetica ed impatto sulla redditività Il campione di indagine Il caso Tholos Le iniziative delle banche italiane per l’efficienza energetica Il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI 2. Il quadro normativo europeo e italiano per l’efficienza energetica in impresa 3. La sostenibilità economica delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa 4. Il potenziale di diffusione delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa 5. La cultura dell’efficienza energetica nelle imprese italiane: diffusione e principali barriere allo sviluppo
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  • 16. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 15 Introduzione Come è noto, le imprese italiane scontano un im- portante deficit di competitività sui mercati interna- zionali dovuto al prezzo a cui acquistano l’energia, che è mediamente di oltre il 25% superiore rispetto alla media europea. Ciò è dovuto in primo luogo al mix energetico del nostro Paese, che si caratterizza per una dipendenza dall’estero superiore all’80%, cui corrisponde una bolletta energetica di oltre 60 mld € all’anno. Nonostante sino ad oggi sia stata messa in secondo piano nel dibattito pubblico e politico, a vantaggio delle tecnologie per la produzione di energia da fon- ti rinnovabili, l’efficienza energetica rappresenta un fondamentale strumento per affrontare e risolvere questo problema. Tale potenziale è stato recepito anche dalla recente bozza della Strategia Energetica Nazionale (SEN), che ha indicato l’efficienza ener- getica come primo obiettivo strategico per il Paese. Oltre ad essere un tema “caldo” nel dibattito politico (in un periodo di attesa per l’emanazione delle li- nee guida sul funzionamento dei Certificati Bianchi dopo il 2012 e del cosiddetto Conto Energia Ter- mico, oltre che di dibattito sulla bozza della SEN), gli operatori energetici stanno dedicando crescente attenzione all’efficienza energetica come opportuni- tà di business, mettendo a punto prodotti, servizi e proposte commerciali sempre più innovativi. In questo contesto, la seconda edizione dell’Energy Efficiency Report, che si basa su oltre 150 intervi- ste ad operatori ed esperti del settore, intende for- nire gli elementi necessari a supportare il dibattito pubblico e ad orientare le scelte degli operatori di mercato sul tema dell’efficienza energetica in ambi- to industriale. In particolare, lo studio: (i) analizza l’impatto dei sistemi di regolazione ed incentivazio- ne attualmente in essere ed in fase di definizione sul mercato e la filiera dell’efficienza in ambito indu- striale; (ii) fornisce una stima della fattibilità eco- nomica e del potenziale di mercato delle principali soluzioni per l’efficienza energetica nei processi pro- duttivi; (iii) identifica le più importanti leve su cui agire per favorire una più capillare diffusione delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa, con particolare riferimento al ruolo delle ESCo, dell’e- nergy manager e degli istituti di credito. Come sempre, la ricerca è stata resa possibile dal supporto delle imprese partner e sponsor, cui va un particolare ringraziamento per l’interesse che da più anni mostrano verso le nostre attività. Il continuo confronto con loro e con molti altri operatori di mercato è alla base delle analisi e delle interpreta- zioni presentate nell’Energy Efficiency Report 2012. Un ultimo cenno alle attività future dell’Energy & Strategy Group. Nel corso del 2013 verrà pubblicata la quinta edizione del Solar Energy Report e la terza dell’Energy Efficiency Report, che offrirà da un lato un aggiornamento sugli sviluppi tecnologici, norma- tivi e di mercato più recenti nell’ambito dell’efficien- za energetica negli edifici e nei processi industriali, dall’altro proporrà un focus sulla Pubblica Ammini- strazione. Verrà inoltre pubblicata la seconda edizio- ne dello Smart Grid Report, con un focus particolare sui temi dello storage e della mobilità elettrica, mentre alle bioenergie ed alla produzione elettrica da fonte eolica sarà dedicato un nuovo Osservatorio sulle rin- novabili elettriche non fotovoltaiche. Verranno infine attivati due nuovi filoni di ricerca, che riguarderanno il tema della circular economy e dello sfruttamento delle materie prime seconde, e delle tecnologie per la sostenibilità ambientale in impresa. Umberto Bertelè Presidente School of Management Vittorio Chiesa Direttore Energy & Strategy Group
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  • 18. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 17 Executive Summary La seconda edizione dell’Energy Efficiency Report affronta il tema – indubbiamente più “complesso” di quello oggetto del Rapporto dello scorso anno – dell’efficienza energetica nei processi industriali. Più complesso perché sono diverse e più trasversali (dai motori agli inverter fino agli impianti di coge- nerazione) le tecnologie alla base degli interventi di efficientamento, perché più articolato è il sistema delle imprese nel nostro Paese, caratterizzato come noto da una forte presenza di PMI, e perché più numerosi sono gli attori in gioco (fornitori di tecnologie, ESCo, energy manager, EGE, …); ma allo stesso tempo anche un indispensabile comple- tamento dell’analisi condotta dall’Energy & Strategy Group in merito alle potenzialità che il nostro Paese ha con riferimento all’efficientamento energetico. Un’analisi che appare in questo momento anco- ra più di attualità se si considera che la Strategia Energetica Nazionale recentemente predisposta dal Governo – e attualmente sottoposta a consul- tazione pubblica – pone l’efficienza energetica al primo posto fra le priorità di intervento, accredi- tandole circa 60 (33%) dei 180 miliardi di inve- stimenti complessivi e 8 (57%) dei 14 miliari di risparmio da conseguire sulla “bolletta energetica” dell’Italia da qui al 2020. Il punto di partenza del lavoro – come ormai do- vrebbe essere familiare al lettore – è la ricognizione dello stato dell’arte della tecnologia e la sua “in- terpretazione” economica. Per ognuna delle possi- bili soluzioni di efficientamento energetico – inteso nell’accezione sia di riduzione dei consumi ener- getici che di riduzione, attraverso la produzione in loco, della dipendenza dall’approvvigionamento di energia elettrica o del combustibile impiegato per gli usi termici – si è calcolato il costo medio ne- cessario per risparmiare (o produrre) un singo- lo kWh elettrico o termico considerando l’intera vita utile di ciascuna tecnologia e lo si è comparato con il costo evitato dell’approvvigionamento da fon- ti tradizionali. Queste valutazioni economiche sono state condotte, inoltre, considerando sia il caso di sostituzione “obbligata” a fine vita della tecnologia precedentemente adottata con una più efficiente – e quindi per la quale l’investimento da considerarsi è solo quello “differenziale” per avere a disposizione una tecnologia più efficiente – sia il caso di sosti- tuzione “volontaria” di una tecnologia ancora funzionante. Così facendo, la nostra analisi ci ha permesso di simulare due momenti decisionali differenti, ma ugualmente importanti per la dif- fusione delle soluzioni di efficienza energetica in ambito industriale. Da un lato, il caso in cui si vuo- le capire se conviene intervenire per migliorare le prestazioni energetiche di una soluzione esistente e funzionante, dall’altro quello in cui si desidera com- prendere se orientarsi, in sede di sostituzione a fine vita di una soluzione, verso un’analoga tecnologia tradizionale (normalmente meno costosa), piutto- sto che verso una soluzione più efficiente, ma che comporta un investimento maggiore. Il quadro che ne esce – rimandando al testo inte- grale del Rapporto per gli indispensabili dettagli – è decisamente interessante. Se si guarda alla conve- nienza “assoluta”, ovvero alla differenza fra il co- sto del kWh risparmiato con un intervento di effi- cientamento e quello di acquisto dello stesso kWh da fonte tradizionale, quasi tutte le tecnologie per l’efficientamento energetico (inverter, rifasamento dei carichi elettrici ed interventi sul sistema ad aria compressa, UPS ad alta efficienza, tecnologie di ac- cumulo nel sistema ad aria compressa, sistemi per il controllo dinamico della pressione in un impianto di refrigerazione, cogenerazione con turbina a gas o motore a combustione interna, sistemi di combu- stione efficienti) appaiono essere economicamente sostenibili, in tutte le situazioni e anche in assen- za di sistemi di incentivazione. Solo i motori elet- trici ad alta efficienza ed i sistemi ORC paiono mo- strare ancora qualche problema di sostenibilità, ma con un trend di riduzione dei costi della tecnologia che lascia indubbiamente ben sperare per il futuro anche prossimo di queste applicazioni. Il tempo di rientro dell’investimento, tuttavia, appare essere ancora in media piuttosto elevato – tra 3 e 7 anni – se comparato con le soglie massime di “accetta-
  • 19. 18 Executive Summary www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO bilità” tipicamente fissate dalle imprese per que- sto tipo di investimenti, forse un po’ troppo pru- dentemente definite nell’attorno di 2 o 3 anni. Un quadro che – con l’unico “neo” (si vedrà poi quanto rilevante) del tempo di rientro dell’inve- stimento – sembra quindi particolarmente “posi- tivo” e che potrebbe trarre giovamento dalla par- ticolare situazione di “arretratezza” del sistema industriale del nostro Paese in tema di efficienta- mento energetico. L’industria ha un peso comunque importante, anche se in decrescita negli ultimi anni per effetto della sfavorevole congiuntura economica, sui con- sumi energetici finali nazionali. In particolare, il peso è passato dal 28% del 2005 (cui corrispon- deva un consumo di 41 Mtep, su un totale di 145,2 Mtep) al 23% nel 2010 (corrispondente ad un con- sumo di 32 Mtep, su un totale di 137,5 Mtep). Se si utilizza come indicatore di efficienza il rapporto tra consumi energetici e produzione nei diversi settori industriali – in particolare nell’alimenta- re, cartario, chimico, metallurgico, tessile, vetra- rio, meccanico e dei prodotti dell’edilizia, su cui si è concentrato il Rapporto e che comunque sono altamente rappresentativi del totale dei consumi energetici industriali in Italia – la nostra anali- si rileva come, soprattutto negli ultimi anni, la maggior parte dei settori (metallurgia, vetreria, meccanica e prodotti per l’edilizia, ovvero pari a circa il 60% del totale dei consumi) abbia peg- giorato il proprio livello di efficienza energeti- ca, ossia registrato una contrazione dei consumi energetici meno che proporzionale rispetto al calo (legato inevitabilmente alla crisi economica) della produzione. Se a ciò si aggiunge che in tre setto- ri sui quattro citati sopra, l’incidenza della spe- sa energetica – come risulta dalle nostre analisi estensive dei bilanci aziendali – è misurabile oggi in più di 6 punti percentuali rispetto al fatturato, ci si rende conto di quanto spazio ci sia per inter- venti di efficientamento. Sommando i risparmi elettrici “teorici” conseguibili a seguito dell’ado- zione delle sopraccitate tecnologie (comprensivi anche della produzione da fonti rinnovabili), la riduzione potenziale dei consumi energetici da qui al 2020 è pari a 64 TWh, ossia quasi la metà del fabbisogno attuale (con riferimento alla parte elettrica) ascrivibile al settore industriale. Rispetto al potenziale teorico, l’obiettivo che il no- stro studio ritiene invece sia plausibile raggiunge- re in Italia da qui al 2020 è nell’ordine di 16 TWh, ossia soltanto un quarto di quanto teoricamente a disposizione. Le ragioni sono fondamentalmente due ed ovvia- mente interrelate fra loro: (i) il quadro normativo che nel nostro Paese sconta un “ritardo” signifi- cativo rispetto ad esempio al benchmark europeo; (ii) una vera “cultura” dell’efficienza energetica – negli operatori industriali, ma anche nelle ban- che e negli istituti di credito – ancora assai poco diffusa. L’11 settembre del 2012 si è chiuso l’iter legislativo relativo all’approvazione in prima lettura da parte del Parlamento Europeo della “nuova” Direttiva europea in materia di efficienza energetica, de- stinata a sostituire l’ormai famosa – e relativamente recente – Direttiva 2006/32/CE. La “nuova” Diret- tiva – esplicitamente riconoscendo il ruolo “stra- tegico” dell’efficientamento nei settori industriali per il raggiungimento degli obiettivi europei ed allo stesso tempo prendendo atto delle maggiori difficoltà (entità dell’investimento, ottica di lungo termine dei ritorni ad esso associati, errata percezione da parte degli operatori industriali dell’efficienza energetica come obiettivo “marginale” nel proprio business) che questo incontra – prevede misure specifiche per l’ef- ficientamento energetico nell’industria, imponen- do alle grandi imprese di sottoporsi ad audit ener- getici almeno ogni quattro anni e “incoraggiando” a fare lo stesso anche per le PMI. Si prevede poi un “sistema informativo” che possa coinvolgere tutti gli attori del processo: (i) elenchi pubblici (o sistemi analoghi di informazione e trasparenza) di forni- tori di servizi energetici “qualificati”, secondo re- gimi di certificazione e/o accreditamento e/o regimi equivalenti di qualificazione, che dovrebbero entrare in vigore auspicabilmente entro l’1 gennaio 2015; (ii) diffusione di informazioni alle banche e alle altre istituzioni finanziarie sugli strumenti di finanzia- mento delle misure di miglioramento dell’efficienza energetica;(iii) creazione di un meccanismo indi- pendente per garantire il trattamento efficiente dei reclami e la risoluzione stragiudiziale delle contro- versie nate in relazione a contratti relativi ai servizi energetici. Tra il 2009 e il 2011 il sistema delle norme ISO e UNI ha fatto passi in avanti estremamente signi- ficativi, definendo – con la ISO 50001 del 2011, la UNI CEI 11352:2010 e la UNI CEI 11339:2009 – i requisiti cui dovrebbero sottostare tre attori fon- damentali della filiera dell’efficienza, soprattutto in ambito industriale, ovvero le imprese “utilizza-
  • 20. Executive Summary 19www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO trici di energia”, le ESCo ed i professionisti nella “gestione dell’energia” (EGE). NelfrattempoperòinItaliailrecepimentodellagià citata Direttiva 32/2006/CE sull’efficienza energe- tica è avvenuto con due anni di ritardo con il D.lgs. 115/08ed in una “versione” depotenziata, senza mec- canismi di qualificazione prescrittivi e con il fondo rotativo di finanziamento degli interventi(Fondo Rotativo “Kyoto” previsto dalla Finanziaria 2007) che è divenuto effettivamente operativo soltanto nel 2012. Solo un “manipolo” di operatori industriali si è certificato ISO 50001, cui si affiancano 27 ESCo (l’1,2% del totale di quelle accreditate presso l’AEEG) certificate UNI CEI 11352:2010 e 30 (!) professionisti in “gestione dell’energia”. Anche sul fronte dei TEE – dove pure non sono mancati segnali positivi legati alla riduzione della soglia minima per la presentazione dei progetti e la introduzione, più volte chiesta a gran voce dal mercato, del coefficiente di durabilità “τ” che tiene conto della vita tecnica attesa degli interventi – ri- mane come una “spada di Damocle” sui progetti di investimento in corso di valutazione l’incer- tezza sul futuro del meccanismo a partire dal 1 gennaio 2013. Qualche speranza giunge in questo senso dalla Strategia Energetica Nazionale che ri- badisce il ruolo e l’importanza dei TEE, ma che è purtroppo ancora lontana dall’essere tradotta in mi- sure operative. E pensare che basterebbe concentrare gli sforzi sulle tecnologie a maggior potenziale per otte- nere risultati molto significativi. Se si riuscisse ad esempio ad incrementare del 10% – con un sistema di stimoli ad hoc e proporzionato alla rilevanza della tecnologia – il grado di penetrazione sul mercato dei sistemi di cogenerazionesi potrebbero rispar- miare ulteriori 2 TWh, +12,5% rispetto alle nostre previsioni (a condizioni “fissate”) per il 2020. Altro presupposto indispensabile affinché il po- tenziale di mercato si trasformi in reali investimenti in efficientamento energetico da parte delle imprese è che si diffonda all’interno del sistema industria- le del nostro Paese la “cultura” – intesa come con- sapevolezza del problema della gestione dell’energia e conoscenza degli strumenti più idonei ad affron- tarlo – dell’efficienza energetica. Il quadro che esce dalla nostra indagine – che ha coinvolto oltre 100 imprese, fra PMI e grandi ope- ratori, sia in settori energivori che non – con riferi- mento a questo tema è invece piuttosto desolante. Poco meno del 17% delle imprese – se si escludono ovviamente quelle obbligate dalla Legge 10/91 per- ché aventi consumi annui superiori ai 10.000 tep – dispone di un energy manager. Solo il 22% delle imprese adotta un approccio strutturato alla “gestione dell’energia”, contro un 69% di operatori che adotta invece ancora oggi approcci piuttosto “rudimentali” di misura e con- trollo dei consumi energetici, e quasi il 15% che addirittura non ha attivato nemmeno questi. Nel 90% dei casi il driver decisionale primario che ha guidato gli investimenti di efficientamento energetico è legato all’obsolescenza o all’efficien- tamento produttivo, ossia non ha quasi nulla a che vedere con la ricerca specifica di un risparmio nei consumi e/o nei costi energetici. E’ evidente, infatti, che se si sostituisce un impianto ormai completa- mente “ammortizzato”, magari acquistato oltre dieci anni fa, con un nuovo impianto si ottiene anche un risparmio energetico, perché nel frattempo il pro- gresso tecnologico associato a questo tipo di im- pianti ne ha comunque incrementato l’efficienza e quindi (a parità di output) ne ha ridotto i consumi. Di contro, solo nel 10% dei casi la riduzione dei consumi energetici, ossia l’essenza stessa dell’effi- cientamento, è stata il driver primario di scelta. Nel 71% dei casi i progetti di investimento si sono scontrati con “barriere” di natura economica e più precisamente con tempi di ritorno giudicati inizialmente troppo lunghi (anche a causa dell’in- certezza normativa che contraddistingue il settore), cui si sono affiancati nel 40% dei casi anche proble- mi legati al reperimento delle risorse finanziarie necessarie. Gli operatori qui “puntano il dito” in particolare contro le banche italiane, che al mo- mento si rivelano essere piuttosto riluttanti rispetto al finanziamento degli interventi di efficienza ener- getica, sia quando essi sono direttamente realizzati dalle imprese sia quando lo sono in “cordata” con le ESCo. Il problema non è di facile soluzione, tutta- via, in quanto – se ci si mette nella prospettiva del finanziatore – il rischio relativo ad esempio al per- durare dei meccanismi di incentivazione si abbatte sulla capacità di costruire piani di rientro sufficien- temente “garantiti”. Solo due fattori paiono addolcire un poco il qua- dro: il 64% delle imprese del campione conosce le ESCo ed ha valutato o sta valutando l’opportunità di usufruire dei loro servizi, anche se ancora il 40%
  • 21. 20 Executive Summary www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO di queste imprese indica come unica funzione della ESCo l’espletamento dell’iter burocratico di otteni- mento dei TEE (e la eventuale successiva gestione), mentre solo il restante 24% le reputa un interlocutore potenzialmente interessante per competenze tecni- che e capacità finanziarie al fine di realizzare inter- venti di efficienza energetica; lo “sblocco” del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI agli interventi di efficienza energetica può permettere di incrementa- re, per lo meno sulla carta, il merito di credito delle ESCo italiane nei confronti delle banche. Non è chiaro – e si lascia qui al lettore di inter- pretare i dati contenuti nel Rapporto – se questi fattori, assieme all’enfasi, da cui si è partiti in que- sto summary, che all’efficienza energetica viene data nella Strategia Energetica Nazionale, possano rappresentare i primi segnali di una “inversione di rotta” in positivo del nostro Paese, oppure siano l’ennesimo esempio di “distonia” del quadro com- plessivo di cui abbiamo dato ampie prove nel pas- sato recente un po’ su tutti i pillar del Pacchetto 20-20-20. Davide Chiaroni Responsabile della Ricerca Simone Franzò Project Manager Federico Frattini Responsabile della Ricerca
  • 22. 1. L’EFFICIENZA ENERGETICA: UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE
  • 23.
  • 24. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 23 1. L’EFFICIENZA ENERGETICA: UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE L a seconda edizione dell’Energy Efficiency Report affronta il tema dell’efficienza ener- getica nei processi industriali, ambito che ha un’importanza paragonabile a quella del comparto degli edifici, che è stato oggetto della prima edizio- ne di questo studio.1 Essa ha evidenziato le enormi opportunità di risparmio energetico esistenti negli edifici, in primo luogo quelli residenziali, che posso- no contribuire in maniera decisiva al raggiungimen- to degli obiettivi nazionali di riduzione dei consumi finali di energia fissati dal PAEE 2011, che, in conti- nuità con il precedente PAEE 2007, ha aggiornato gli obiettivi precedentemente previsti al 2016 ed esteso l’orizzonte temporale di riferimento al 2020. Adottando un approccio analogo a quello seguito nella prima edizione del Rapporto, in questo docu- mento si analizzano nello specifico le soluzioni per l’efficienza energetica applicabili in ambito indu- striale, che è responsabile di una parte importante, nell’ordine del 25%, dei consumi energetici nazio- nali. Il PAEE 2011 attribuisce al settore industria- le una quota importante, circa il 16%, dei risparmi energetici attesi a livello nazionale al 2016 ed al 2020. Il focus del presente studio si giustifica anche per il fatto che la filiera dell’efficienza energetica in ambito industriale è caratterizzata da una maggiore complessità rispetto ad altri comparti. Ciò è dovu- to innanzitutto all’eterogeneità delle tecnologie che possono essere alla base degli interventi di efficien- za energetica, alle specificità e forte eterogeneità che caratterizzano le imprese industriali, molte delle quali di piccole e medie dimensioni. Infine, biso- gna considerare la molteplicità degli attori coinvolti nella filiera, quali ad esempio Energy Manager ed Esperti in Gestione dell’Energia, che si affiancano agli altri operatori della filiera quali ESCo ed istituti di credito rendendo vieppiù frammentato ed artico- lato il network delle relazioni. Il ruolo dell’efficienza energetica nella politica energetica nazionale Come è ben noto, il tema dell’efficienza energetica, tanto nel settore industriale quanto in altri ambi- ti, ha assunto una grande importanza nella politica energetica italiana ed in quella internazionale. Ciò è dovuto innanzitutto alla crescente domanda di energia a livello globale che, in base alle recentis- sime stime elaborate dall’IEA2 , dovrebbe attestarsi intorno al 30% tra il 2010 ed il 2035. Questa cre- scita del fabbisogno energetico verrebbe soddisfatta, in massima parte, attraverso il ricorso ai combustibili fossili, che oggi sono responsabili dell’81% del fab- bisogno mondiale, e che rimarranno preponderanti anche negli anni a venire (l’IEA stessa stima che al 2035 il contributo delle fonti fossili sarà pari al 75% del fabbisogno globale). Ciò ovviamente porta con sé, da un lato, importanti impatti negativi in termini di inquinamento, dall’altro esaspera il problema della dipendenza energetica, in primis dei Paesi europei (a questo proposito SI VEDA FIGURA 1.1), tra cui l’Italia si colloca – è quanto mai il caso di dire purtroppo – ai primi posti per mancanza di autonomia energetica. Focalizzando l’attenzione sul nostro Paese, si nota come esso sconti una fortissima dipendenza energeti- ca (in termini di importazioni energetiche “nette” sul consumo interno lordo), che al 2010 supera l’80%, va- lore notevolmente maggiore della media europea (pari a circa il 50%) e dei principali player continentali, ad eccezione della Spagna, che si pone leggermente al di sotto della soglia dell’80%. A parziale consolazione dei dati esaminati, se si osserva l’andamento del livello di dipendenza energetica nell’ultimo decennio, si nota come l’Italia abbia fatto segnare una leggera riduzione (-2,8%), anche se indubbiamente legata alla posizione di partenza molto svantaggiata. Il problema della forte dipendenza energetica, cui si lega quello della sicurezza dell’approvvigio- namento, ha posto recentemente il tema dell’effi- cienza energetica al centro del dibattito politico ed istituzionale in Italia. Nonostante sino ad oggi sia stata messa in secondo piano nel dibattito pub- blico e politico, a vantaggio delle tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’efficien- za energetica rappresenta infatti un fondamentale strumento per affrontare e risolvere questo tipo di problemi. La recente bozza della Strategia Energe- 1 Cfr. Energy Efficiency Report 2011 2 Fonte: World Energy Outlook 2012
  • 25. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 24 1. L’EFFICIENZA ENERGETICA: UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE tica Nazionale (SEN) sembra andare in questa dire- zione, indicando l’efficienza energetica come primo obiettivo strategico per il Paese ed inoltre sottoline- ando il nesso fra energia e competitività. Le azio- ni in essa proposte puntano al raggiungimento di 4 macro-obiettivi: (i) la competitività nei settori a più elevata incidenza di consumi elettrici e di gas, al fine di ridurre il differenziale di costo dell’ener- gia che oggi esiste fra i consumatori finali e le im- prese; (ii) il rispetto verso l’ambiente non, tuttavia, a discapito della qualità del servizio di fornitura dell’energia, con lo scopo di preservare le risorse at- tualmente utilizzate per raggiungere e superare gli obiettivi ambientali definiti nel Pacchetto 20-20-20; (iii) la sicurezza di approvvigionamento delle fonti energetiche, in modo tale da poter ridurre signifi- cativamente la dipendenza estera che da anni gra- va sul Paese, in particolar modo per il settore del gas; (iv) la crescita economica sostenibile, favoren- do importanti investimenti nel settore energetico e nell’indotto, per il rilancio della ricerca e dell’inno- vazione nel settore. L’importanza dell’efficienza energetica nei pro- cessi industriali Oltre ad essere un tema caldo nel dibattito politico, il che è testimoniato, oltre che dalla sopraccitata Figura 1.1 Figura 1.2 Dipendenza energetica dei Paesi UE-27 registrata nel 2010 [Fonte:Eurostat] Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 20 GWh/anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte www.energy.eu] 0% 60% 20% 40% 80% 100% Estonia Lettonia Germania P.Bassi Croazia Turchia Rep.Ceca Francia Slovacchia Svezia Svizzera Spagna Lituania Romania Finlandia Austria Polonia EU27 Portogallo U.K. Slovenia Grecia Bulgaria Ungheria Belgio Italia Irlanda Lussemburgo 0 €/kWh 0,08 0,04 0,12 0,16 Bulgaria Grecia Ungheria Estonia Spagna Germania Romania Irlanda Lettonia Francia Belgio Austria Italia Lussemburgo Slovenia Danimarca Svezia Polonia Rep.Ceca Finlandia P.Bassi Lituania Portogallo U.K. Slovacchia Cipro Malta
  • 26. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 25 1. L’EFFICIENZA ENERGETICA: UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE bozza in consultazione della nuova Strategia Ener- getica Nazionale, anche dall’attesa degli operatori per l’emanazione delle linee guida sul funziona- mento dei Certificati Bianchi dopo il 2012 e del cosiddetto Conto Energia Termico, gli operatori attivi nella filiera dell’efficienza energetica stanno rivolgendo ad essa crescente attenzione come op- portunità di business, mettendo a punto prodotti, servizi e proposte commerciali sempre più innova- tivi. Questo nel tentativo di favorire l’adozione di soluzioni per l’efficienza energetica nelle imprese industriali, che scontano oggi un importante de- ficit di competitività sui mercati internazionali dovuto al prezzo a cui acquistano energia, che è mediamente di oltre il 25% superiore rispetto alla media europea. Considerando in particolare l’energia elettrica, che insieme al gas naturale rap- presenta il vettore energetico maggiormente uti- lizzato nei diversi settori industriali (con un peso che va dal14% al 49% in termini “energetici” e dal 39% al 68% in termini “monetari”), le FIGURE 1.2 e 1.3 mostrano in maniera netta l’importante gap di prezzo che grava sulle imprese italiane rispet- to ai principali competitor europei, distinguendo il caso di un’impresa con un importante e con un medio consumo annuo. Figura 1.3 Figura 1.4 Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 2 GWh/anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte www.energy.eu] Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 10 GWh/anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu] 0 €/kWh 0,08 0,04 0,12 0,16 Bulgaria Slovenia Spagna Finlandia P.Bassi Lituania Estonia Ungheria Danimarca Svezia U.K. Slovacchia Italia Romania Polonia Belgio Francia Lettonia Germania Lussemburgo Irlanda R.Ceca Grecia Portogallo Austria Cipro Malta 0 0,06 0,02 0,04 0,08 0,10 Romania Belgio Irlanda Spagna Portogallo Slovenia Estonia P.Bassi Finlandia Rep.Ceca Lituania Svezia U.K. Polonia Austria Lettonia Slovacchia Germania Bulgaria Ungheria Lussemburgo Italia Francia Danimarca €/kWh
  • 27. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 26 1. L’EFFICIENZA ENERGETICA: UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE È evidente come l�����������������������������������o “spread” tra il prezzo dell’ener- gia elettrica pagato da un’ utenza industriale italiana rispetto ad una tedesca è pari mediamente a circa il 20%, gap ancora più ampio se si considerano come riferimento altri fra i principali Paesi europei. La si- tuazione appare più equilibrata con riferimento al gas naturale, come mostrano le FIGURE 1.4 e 1.5, seb- bene i piccoli consumatori risultino maggiormente penalizzati. Per comprendere in che misura questo extra-prezzo che le imprese industriali italiane sono chiamate a sostenere per approvvigionarsi di energia pesi sulla loro competitività, è possibile innanzitutto conside- rare il peso della “bolletta energetica” sul fatturato di queste ultime. Come mostra la TABELLA 1.1, che si riferisce all’anno 2010, questo indicatore assume dei valori importanti specialmente per alcuni set- tori industriali (tra cui i prodotti per l’edilizia, il vetro, la metallurgia e la carta), in cui supera ab- bondantemente il 5%. Si tratta di un’incidenza per- centuale che non è distante da quella di altri fattori di costo, come ad esempio il lavoro, che in alcuni dei settori sopraccitati arriva a pesare poco più del 10%. Ancora più interessante è l’analisi condotta sul rap- Figura 1.5 Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 0,25 GWh/anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu] 0 0,06 0,02 0,04 0,08 0,10 Romania Spagna Lussemburgo Lituania Slovacchia Portogallo Estonia Rep.Ceca Italia Irlanda Francia Svezia Bulgaria Austria Belgio Polonia Ungheria P.Bassi Lettonia Germania Slovenia U.K. Finlandia Danimarca €/kWh Tabella 1.1 Incidenza del costo della “bolletta energetica” sul fatturato in alcuni settori industriali in Italia Settore Energia/Fatturato Prodotti per l’edilizia 8,2% Vetro 6,2% Metallurgia 5,9% Carta 5,5% Chimica 2,2% Alimentare 2,1% Meccanica 1,3% Tessile 1,9% Media industria 2,4%
  • 28. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 27 1. L’EFFICIENZA ENERGETICA: UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE porto tra il costo della bolletta energetica e le mar- ginalità operative lorde (MOL) nei principali set- tori industriali. Analizzando la TABELLA 1.2, si nota come l’incidenza media a livello industriale della bolletta energetica sul MOL si attesta, sempre fa- cendo riferimento all’anno 2010, su valori prossi- mi al 34%. In molti dei settori considerati, tuttavia, il costo della bolletta energetica supera (anche del doppio) la marginalità operativa lorda media del- le imprese attive nel settore industriale. Alla luce della generalizzata riduzione delle marginalità che ha colpito duramente i principali settori industriali in Italia negli ultimi anni per effetto della duratura congiuntura economica sfavorevole, la TABELLA 1.2 riporta anche il valore dell’indicatore di incidenza del costo dell’energia sul MOL nell’anno 2007. Nonostante nel 2007, come è ragionevole attender- si, il peso medio della bolletta energetica sul MOL (pari al 24%) fosse nel complesso minore di dieci punti percentuali rispetto al 2010, si nota come questo indicatore mantenga dei valori importan- ti, compresi tra il 19% ed il 63%. Se si leggono questi dati in ottica prospettica, con un’attesa di importanti incrementi del prezzo dei vettori energetici e della probabile continua contra- zione, o comunque stagnazione, delle marginalità industriali delle nostre imprese, è facile comprende- re come la gestione dell’energia abbia una rilevanza strategica fondamentale per le imprese e continue- rà ad averla nei prossimi anni. In questo senso, la nostra analisi fa emergere come l’aspetto fonda- mentale qui non sia tanto la scarsa comprensione da parte degli imprenditori italiani dell’impatto del costo dell’energia sulla struttura di costo del- le loro aziende, quanto piuttosto la mancanza di una consapevolezza del fatto che essa rappresenti una variabile che può e deve essere opportuna- mente gestita. Attraverso una corretta gestione di questa variabile, è evidente che le aziende possano trarre dei cospi- cui vantaggi in termini di redditività. Considerando ad esempio due settori completamente diversi (in termini di incidenza dell’energia sul MOL), ossia i Prodotti per l’edilizia (con un’incidenza del 63% nel 2007) ed il Tessile (con un’incidenza del 19%), é facile comprendere come una riduzione del 10% del costo della bolletta energetica in uno di questi settori determinerebbe, coeteris paribus, un incre- mento della marginalità rispettivamente del 6% e del 2%, ed una corrispondente riduzione dell’inci- denza della bolletta energetica sul MOL del 15% e del 12%. Si tratta di valori di risparmio energetico che le analisi sviluppate in questo report dimostra- no essere possibili attraverso l’adozione di soluzioni per l’efficienza energetica che hanno un accettabile livello di convenienza economica. Partendo da queste considerazioni, il progetto di ri- cerca i cui risultati sono raccolti in questo Rapporto si è proposto di fornire un quadro delle principali soluzioni tecnologiche con cui è possibile fare ef- Tabella 1.2 Incidenza della bolletta energetica sul margine operativo lordo in alcuni settori industriali in Italia Settore Energia/MOL 20102007 Prodotti per l’edilizia 220%63% Vetro 51%38% Metallurgia 204%54% Carta 8,2%63% Chimica 151%26% 28%19%Tessile Alimentare 27%26% Meccanica 204%54% Media industria 34%24%
  • 29. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 28 1. L’EFFICIENZA ENERGETICA: UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE ficienza energetica in ambito industriale, con un focus in particolare sulle tecnologie mature e com- mercialmente disponibili, quelle cioè che le aziende oggi considerano nel momento in cui valutano la possibilità di realizzare un investimento sul rispar- mio energetico. In particolare, di queste tecnologie ci si è proposti di fornire una valutazione della loro convenienza economica e delle potenzialità che esse hanno di contribuire al raggiungimento degli obiettivi che il nostro paese si è dato in tema di efficienza energetica per i prossimi anni. In particolare, le soluzioni considerate in questo Rapporto sono state classificate in base al fatto che esse consentano di conseguire una riduzione dei consumi di energia piuttosto che una riduzione della dipendenza dell’impresa dall’approvvigio- namento di energia elettrica o di combustibile (tipicamente gas naturale) utilizzato per la pro- duzione di energia termica, a parità di consumi. La FIGURA 1.6 riporta un quadro sintetico di queste soluzioni. Figura 1.6 Figura 1.7 Classificazione delle soluzioni di efficienza energetica considerate nel Rapporto Le principali soluzioni per la riduzione dei consumi di energia considerate nel Rapporto Riduzione dipendenza da approvvigionamento, a parità di consumi Tipologie di soluzioni Soluzioni singole Interventi "sistemici" Produzione elettrica da FER Riduzione consumi di energia Produzione elettrica e/o termica "efficiente" da combustibile tradizionale (o recupero cascami termici) Soluzioni singole Motori elettrici Rifasamento carichi elettrici Sistemi efficienti di combustione Aria compressa Inverter RefrigerazioneUPS Riduzione consumi di energia Interventi "sistemici"
  • 30. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 29 1. L’EFFICIENZA ENERGETICA: UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE Nella prima categoria rientrano le soluzioni di ef- ficienza energetica nell’accezione più propria del termine, che possono a loro volta essere distinte tra soluzioni singole, che consistono nell’adozione di uno specifico componente o apparecchiatura ad alta efficienza, ed interventi di natura sistemica, che invece si sostanziano nell’introduzione di modi- fiche alle caratteristiche di sistemi complessi, quali come ad esempio gli impianti ad aria compressa o di refrigerazione. Le soluzioni di efficienza energetica in grado di consentire una riduzione dei consumi di energia considerate nel progetto di ricerca sono rappresentate in FIGURA 1.7. Per quanto riguarda invece le soluzioni che consen- tono, a parità di consumi, di ridurre la dipendenza dell’impresa dalla rete di approvvigionamento dell’e- nergia elettrica o del combustibile utilizzato per la produzione di energia termica, esse comprendono sostanzialmente i sistemi di cogenerazione, di re- cupero dei cascami termici per la valorizzazione elettrica tramite tecnologia ORC ed infine l’auto- generazione di energia elettrica da fonti rinnova- bili, tra cui vengono valutate le tecnologie del foto- voltaico e del mini-eolico (SI VEDA FIGURA 1.8). Oltre all’analisi di convenienza economica delle principali alternative tecnologiche oggi esistenti e del relativo potenziale di diffusione tra le imprese italiane, lo studio si propone di offrire un quadro aggiornato delle normative e dei regolamenti in vigore in Italia ed in Europa che interessano il tema dell’efficienza energetica nelle imprese, in modo da interpretare l’impatto che essi hanno avuto e che verosimilmente avranno nello svilup- po di questo importante comparto. Infine, si pre- senteranno i risultati di uno studio sulle imprese industriali del nostro Paese, il cui obiettivo è, in primo luogo, di valutare il grado di diffusione all’interno del sistema industriale italiano della “cultura” dell’efficienza energetica – intesa come consapevolezza del problema della gestione dell’e- nergia e conoscenza degli strumenti più idonei ad affrontarlo – ed, in secondo luogo, di identificare quali siano le ragioni che spingono le imprese in- dustriali a valutare gli investimenti in efficienza energetica e le principali barriere riscontrate du- rante il processo decisionale. Figura 1.8 Le principali soluzioni per la riduzione della dipendenza dall’approvvigionamento (a parità di consumi) considerate nel Rapporto Produzione elettrica da FER Riduzione dipendenza da approvvigionamen- to, a parità di consumi Cogenerazione ORC Mini-eolico Produzione elettrica e/o termica "efficiente" da com- bustibile tradizionale (o recupero cascami termici) Fotovoltaico
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  • 32. 2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA
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  • 34. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 33 2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA L ’obiettivo di questo capitolo è di fornire al let- tore un quadro delle più importanti normati- ve che regolano l’efficienza energetica nei set- tori industriali. Come si è avuto modo di discutere nella precedente edizione dell’Energy Efficiency Report1 , focalizzata sui building residenziali e non, l’impatto della normativa sul tema dell’efficien- za energetica è sempre duplice: (i) “prescrittivo” da un lato, con l’individuazione di obiettivi ed i conseguenti obblighi da rispettare; (ii) “incenti- vante” dall’altro, con la definizione di strumenti e meccanismi economici per favorire l’adozione di soluzioni energeticamente efficienti. Seguendo la medesima distinzione, il capitolo si oc- cupa dapprima di presentare i dettami “prescrit- tivi” definiti a livello europeo e quelli – sempre di natura “prescrittiva” ma lasciati all’adesione volon- taria dei soggetti interessati – delle norme ISO ed UNI relative all’efficienza energetica, e successi- vamente di discutere come le “prescrizioni” siano state adottate a livello italiano e quali meccanismi di “incentivazione” siano stati ad esse affiancate nel nostro Paese. Fa da premessa a ciascuna dei due paragrafi una “ricognizione” dello stato dell’adozione delle tecnologie per l’efficienza energetica, da cui in realtà è mossa la recente attività normativa sul tema. Un ultimo cenno, in chiusura del CAPITOLO, è fatto al ruolo che l’efficienza energetica – e in particolare quella afferente i settori industriali – riveste nella nuova Strategia Energetica Nazionale, sviluppata in bozza dal Governo nel corso del Luglio 2012 ed ora oggetto di consultazione pubblica, in attesa del- la sua “definizione” finale a valle della chisura della consultazione, prevista per il 30 Novembre 2012. L’11 Settembre del 2012 si è chiuso l’iter legisla- tivo relativo all’approvazione in prima lettura da parte del Parlamento Europeo della “nuova” Direttiva europea in materia di efficienza ener- getica, destinata a sostituire l’ormai famosa – e relativamente recente – Direttiva 2006/32/CE (SI VEDA BOX 2.1). Le ragioni che hanno costretto l’Europa a “correre ai ripari” e a rivedere la propria politica “prescritti- va” in termini di adozioni di soluzioni di efficienza energetica risalgono alla ricognizione – effettuata per la prima volta con riferimento al Dicembre 2009 – che mostrava come, senza interventi correttivi, l’Unione Europea avrebbe potuto raggiungere solamente la metà dell’obiettivo di riduzione del 20% del proprio consumo di energia primaria ri- spetto alle previsioni di 368 Mtep con riferimento al famoso “Pacchetto 20-20-20”. 2.1 L’impianto normativo europeo 1 Cfr. Energy Efficiency Reporto 2011, CAPITOLO 2. 2 Il consumo di energia primaria di riferimento ad esempio per l’Italia era pari a 113 Mtep, corrispondente ad un obiettivo di riduzione cumulato dal 2008 al 2016 pari a 10,9 Mtep. 3 Combustione energetica, produzione e trasformazione dei metalli ferrosi, lavorazione di prodotti minerari (cemento, calce, vetro, prodotti ceramici e laterizi), produzione di pasta per carta, carta e cartoni. Box 2.1 La Direttiva 2006/32/CE La Direttiva 2006/32/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 5 Aprile 2006, concernente l’efficienza de- gli usi finali dell’energia e i servizi energetici (recepita in Italia con il D.lgs. 115/08) era caratterizzata dal non prevedere obblighi giuridicamente vincolanti per gli Sta- ti membri. La Direttiva fissava un obiettivo nazionale indicativo globale di risparmio energetico al 2016 pari al 9% rispetto alla media dei cinque anni precedenti l’en- trata in vigore della direttiva (2001-2005)2 , ad esclusione dei consumi energetici dei settori3 inclusi nella Direttiva sull’Emission Trading Scheme. La Direttiva prevedeva che ciascuno Stato Membro ela- borasse dei piani a livello nazionale che illustrassero le modalità con cui intendeva raggiungere gli obiettivi di
  • 35. 34 www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA Le modifiche previste dalla “nuova” Direttiva4 del Settembre 2012 – che riprende, estende e definisce i contenuti del “Piano d’Azione Europeo per l’Effi- cienza Energetica”5 elaborato dalla Commissione Europea nel Marzo 2011 – sono estremamente si- gnificative, soprattutto se si considera il loro impat- to sull’adozione di tecnologie energeticamente effi- cienti per gli usi “industriali” (secondo l’accezione utilizzata in questo Rapporto6 ). Innanzitutto, la “nuova” Direttiva prevede che ciascuno Stato membro debba fissare degli obiettivi nazionali indicativi in materia di efficienza energe- tica per il 2020. La Commissione Europea ha però il compito di valutare entro il 30 Giugno 2014 i pro- gressi compiuti e l’effettiva raggiungibilità del target previsto per il 2020 (consumo energetico dell’Unio- ne Europea non superiore a 1474 Mtep di energia primaria e/o non superiore a 1078 Mtep di energia finale), potendo anche proporre ai singoli Stati che risultino inadempienti (almeno in prospettiva) del- le diverse e più restrittive “prescrizioni”. Inoltre, la “nuova” Direttiva – esplicitamente riconoscendo il ruolo “strategico” dell’efficien- tamento nei settori industriali per il raggiungi- mento degli obiettivi europei ed allo stesso tempo prendendo atto delle maggiori difficoltà (entità dell’investimento, ottica di lungo termine dei ri- torni ad esso associati, errata percezione da parte degli operatori industriali dell’efficienza energetica come obiettivo “marginale” nel proprio business) che questo incontra – prevede misure specifiche per l’efficientamento energetico nell’industria. In particolare vengono elaborate “prescrizioni” nei seguenti quattro ambiti: •• audit energetici e sistemi di gestione dell’ener- gia per le grandi imprese. Le grandi imprese7 saranno obbligate, ogni quattro anni, a sotto- 4 European Parliament legislative resolution of 11 September 2012 on the proposal for a directive of the European Parliament and of the Council on energy efficiency and repealing Directives 2004/8/EC and 2006/32/EC. 5 Il Piano viene redatto nel Marzo 2011 in risposta alle stime elaborate dalla Commissione Europea, che prevedevano il raggiungimento di circa la metà dell’obiettivo di riduzione del 20% del consumo di energia primaria al 2020. Il Piano, prevedendo misure ad hoc per ciascun settore, si pone pertanto l’obiet- tivo di “correggere il tiro”, prevedendo un approccio a due step: una prima fase di “libertà” per gli stati membri di fissare i propri obiettivi nazionali coerenti con il target al 2020, ed una seconda fase (a partire dal 2013) che subentri nel caso in cui la Commissione reputi gli sforzi degli Stati Membri insufficienti, nel qual caso sarebbe prevista la definizione di obiettivi vincolanti. 6 Cfr. Capitolo 1. 7 Per grande impresa si intendono quelle realtà che superano 250 numero di occupati (ULA), hanno fatturato maggiore a 50 mln di € e presentano un valore totale dello stato patrimoniale superiore a 43 mln di € (Def. UE). miglioramento previsti al 2016, da presentare alla Com- missione Europea con cadenze prestabilite (30 Giugno del 2007, 2011 e 2013). Appare ai fini del presente Rapporto particolarmente interessante sottolineare come, con riferimento al set- tore industriale, la Direttiva non prevedesse alcuna mi- sura specifica se non un generico richiamo – contenuto nell’Allegato III – alle generiche misure di efficientamen- to adottabili in industria: (i) processi di fabbricazione di prodotti (ad esempio, uso più efficiente di aria com- pressa, condensato e interruttori e valvole, uso di sistemi automatici e integrati, modi di stand‑by efficienti); (ii) motori e sistemi di trasmissione (ad esempio aumento dell’uso dei controlli elettronici, variatori di velocità, programmazione di applicazione integrata, conversione di frequenza, motore elettrico ad alto rendimento); (iii) ventole, variatori di velocità e ventilazione (ad esempio, nuovi dispositivi/sistemi, uso di ventilazione naturale); (iv) gestione della risposta alla domanda (ad esempio, gestione del carico, sistemi di livellamento delle punte di carico); (v) cogenerazione ad alto rendimento (ad esem- pio, apparecchi di cogenerazione). La Direttiva si focalizzava principalmente su due aspet- ti, ossia il finanziamento degli interventi di efficienza energetica e la “qualità” dei soggetti che offrono tali ser- vizi. Sul primo tema, era auspicata da parte degli Stati membri la creazione di fondi (nella forma di sovven- zioni, prestiti, garanzie finanziarie e/o altre tipologie) che sovvenzionassero programmi di miglioramento dell’efficienza energetica e lo sviluppo di un mercato dei servizi energetici. In particolare, questi fondi andavano rivolti ai settori dell’uso finale in cui i rischi o i costi di transazione sono più elevati. Riguardo alla “qualità” dei soggetti che offrono servizi di efficienza energetica, invece, si auspicava la definizione da parte degli Stati membri di opportuni sistemi di qualificazione, accre- ditamento e/o certificazione, volti a garantire un livello elevato di competenza tecnica, obiettività ed attendibi- lità dei soggetti deputati ad offrire servizi di efficienta- mento energetico.
  • 36. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 35 2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA porsi ad audit energetici svolti in modo indi- pendente da esperti qualificati e/o accreditati o comunque sorvegliati da autorità indipenden- ti conformemente alla legislazione nazionale. L’inizio di questi cicli di audit deve avvenire en- tro tre anni dall’entrata in vigore di questa diret- tiva. Le grandi imprese che attuano un sistema di gestione dell’energia o ambientale - certificato da un organismo indipendente secondo le pertinen- ti norme europee o internazionali - sono esentate da tale obbligo, a condizione che gli Stati membri assicurino che il sistema di gestione in questione includa un audit energetico sulla base dei criteri minimi fondati sui principi definiti dalla Diretti- va all’Allegato VI (SI VEDA BOX 2.2); •• audit energetici e sistemi di gestione dell’e- nergia per le piccole e medie imprese. Le PMI sono escluse dall’obbligo di audit energetico, e pur tuttavia la Direttiva suggerisce che gli Sta- ti membri elaborino adeguati programmi per incoraggiare le PMI a sottoporsi ad audit ener- getico e favorire la successiva attuazione delle raccomandazioni risultanti da tali audit, an- che attraverso l’istituzione di regimi di sostegno (voucher) per coprire i costi di un audit energe- tico e dell’attuazione di interventi altamente ef- ficaci in rapporto ai costi da sostenere. Devono inoltre essere diffuse informazioni chiare e ac- cessibili su: (i) contratti relativi ai servizi ener- getici, con particolare attenzione alle clausole che dovrebbero esser previste per la tutela dei ri- sparmi e dei diritti delle piccole e medie imprese che effettuino un intervento di efficientamenteo energetico; (ii) strumenti finanziari, incentivi, sovvenzioni e prestiti per sostenere i progetti nel campo dei servizi di efficienza energetica; (iii) best practice di settore relative ai sistemi di gestione dell’energia, anche attraverso il coin- volgimento delle rispettive organizzazioni inter- medie di rappresentaza; •• qualificazione e trasparenza degli operatori di efficienza energetica a livello industriale. La “nuova” Direttiva prevede in questo senso un “sistema informativo” che possa coinvol- gere tutti gli attori del processo: (i) elenchi pubblici (o sistemi analoghi di informazione e trasparenza) di fornitori di servizi energeti- ci “qualificati”, secondo regimi di certificazio- ne e/o accreditamento e/o regimi equivalenti di qualificazione, che dovrebbero entrare in vigore auspicabilmente entro l’1 Gennaio 2015; (ii) dif- fusione di informazioni alle banche e alle altre istituzioni finanziarie sugli strumenti di finan- ziamento delle misure di miglioramento dell’effi- cienza energetica; (iii) creazione di un meccani- smo indipendente per garantire il trattamento efficiente dei reclami e la risoluzione stragiudi- ziale delle controversie nate in relazione a con- tratti relativi ai servizi energetici; •• inteventi specifici per la cogenerazione ad alto rendimento (CAR), il teleriscaldamento e teleraffrescamento. La cogenerazione ad alto rendimento e il teleriscaldamento/teleraffred- damento, che presentano significative possibili- tà di risparmio di energia primaria e sono larga- mente inutilizzate nell’Unione Europea, devono essere supportate mediante la messa a punto da parte degli Stati membri di piani nazionali su un orizzonte temporale di lungo periodo, così da creare un contesto stabile e favorevole agli investimenti. La “nuova“ Direttiva si spinge in questo caso molto nel dettaglio con la “pre- scrizione” di: (i) strumenti di promozione da parte degli Stati membri della realizzazione Box 2.2 I criteri minimi per gli audit energetici presso le imprese Gli audit energetici – secondo quanto previsto dall’Al- legato VI della “nuova” Direttiva – devono tenere conto dei seguenti orientamenti: •• sono basati su dati operativi relativi al consumo di energia aggiornati, misurati e tracciabili e (per l’e- nergia elettrica) sui profili di carico; •• comprendono un esame dettagliato del profilo di consumo energetico di edifici o di gruppi di edifi- ci, di attività o impianti industriali, ivi compreso il trasporto; •• ove possibile, si basano sull’analisi del costo del ciclo di vita, invece che su semplici periodi di ammorta- mento, in modo da tener conto dei risparmi a lun- go termine, dei valori residuali degli investimenti a lungo termine e dei tassi di sconto; •• sono proporzionati e sufficientemente rappresen- tativi per consentire di tracciare un quadro fedele della prestazione energetica globale e di individuare in modo affidabile le opportunità di miglioramento più significative.
  • 37. 36 www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA di impianti di cogenerazione con una potenza termica nominale totale inferiore a 20 MW, al fine di promuovere la generazione distribuita di energia; (ii) strumenti di analisi costi-benefici per valutare la predisposizione del funziona- mento di un impianto (progettato o soggetto ad un ammodernamento sostanziale) di po- tenza termica totale superiore a 20 MW come impianto di cogenerazione ad alto rendimento; (iii) strumenti di analisi costi-benefici dell’u- tilizzo del calore di scarto prodotto da un impianto industriale (progettato o soggetto ad un ammodernamento sostanziale) con potenza termica superiore a 20 MW per soddisfare una domanda economicamente giustificabile, anche attraverso la cogenerazione, e per l’eventuale connessione di tale impianto ad una rete di te- leriscaldamento e teleraffreddamento. Appare evidente come, soprattutto nell’imme- diato (si consideri, ad esempio, che nella migliore delle ipotesi la norma sull’obbligatorietà dell’au- dit energetico per le grandi imprese non entrerà in vigore a livello europeo prima del 30 Giugno 2017 e con possibili ritardi anche lunghi nell’a- dozione da parte degli Stati Membri8 ) l’impatto della “nuova” Direttiva sia piuttosto limitato. Appare però altrettanto evidente come (SI VEDA BOX 2.3) essa colga gli aspetti fondamentali dell’adozione delle soluzioni di efficientamen- to energetico nei settori industriali e in questo senso vada a colmare il gap della precedente Di- rettiva 2006/32/CE. La diffusione della “cultura” dell’efficienza ener- getica – che ha come primo passo la “misura” (l’au- dit energetico) dello stato di inefficienza – è uno dei capisaldi della “nuova” Direttiva, che obbliga ad- dirittura le grandi imprese a dotarsi di sistemi di ve- rifica e, con riferimento alle PMI, prevede una azio- ne “a tenaglia” che riguarda la circolazione di best practice e la “promozione” all’auditing energetico, 8 Per il caso italiano basti pensare, ad esempio, alla Direttiva comunitaria 2002/91/CE che è stata tradotta ben 3 anni dopo nel Decreto legislativo 192/2005. Box 2.3 L’indagine sulle barriere all’adozione delle soluzione di efficientamento energetico nelle imprese italiane Si riporta in questo box un estratto dell’indagine condot- ta dall’Energy&Strategy Group – e di cui viene dato più dettagliatamente conto nel CAPITOLO 5 – con riferimen- to alle principali problematiche incontrate dalle imprese italiane nella adozione di soluzioni di efficientamento energetico. Appare in maniera evidente come le principali barriere che ostacolano la realizzazione di interventi di efficienza energetica siano in primo luogo di natura economica (SI VEDA FIGURA 2.1), legate in primis al tempo di pay-back degli interventi di efficienza energetica (che tocca ben il 70% delle imprese intervistate), tipicamente superiore alla soglia ritenuta oggi accettabiledi 2-3 anni; subito se- guita (con il 40% delle occorrenze) dalla difficoltà – an- che per l’arretratezza (almeno nelle parole degli operato- ri industriali) del sistema bancario e finanziario italiano nel dotarsi di adeguati strumenti di analisi – di reperire a condizioni accettabili le risorse finanziarie necessarie per effettuare gli investimenti, oltre che le risorse interne, tipicamente rivolte verso altre tipologie di investimenti. Le barriere di natura non economica fanno invece rife- rimento principalmente alla ridotta conoscenza e sensi- bilità delle imprese rispetto al tema efficienza energetica, con il 25% delle imprese che non attribuisce alla gestione dell’energia una rilevanza strategica in quanto non ine- rente il core business (percentuale che sale al 40% se si considerano le piccole e medie imprese). Riguardo a barriere derivanti dagli altri stakeholder dell’efficienza energetica, emergono in primo luogo cri- ticità nel rapporto con gli istituti di credito (sopra men- zionati) e con le ESCo, legate sia alla ridotta conoscenza delle opportunità di carattere tecnico e finanziario offerte da questi soggetti che, in taluni casi, dalla “diffidenza”/ ritrosìa a condividere informazioni necessarie a questi soggetti per operare. Infine, emerge con una certa fre- quenza un giudizio critico nei confronti del policy ma- ker, dipendente in prima battuta dall’instabilità di alcuni impianti normativi (come ad esempio quello riguardante la cogenerazione ad alto rendimento o l’incentivazione delle fonti rinnovabili) che scoraggia la realizzazione di investimenti o, nel caso peggiore, impatta negativamente sugli economics di investimenti effettuati.
  • 38. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 37 2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA ovvero un aumento della consapevolezza delle op- portunità legate all’efficienza energetica che faccia superare la logica “residuale” con cui vengono oggi allocate le risorse per gli investimenti in efficienza energetica. Altrettanto interessanti in questo senso sono le “prescrizioni” in termini di qualificazione e tra- sparenza degli operatori di efficienza energetica a livello industriale. Per quanto gli “elenchi pubblici” non siano esenti da problematiche, è evidente infatti come siano, da un lato, importanti “segnalatori” di affidabilità degli operatori della filiera (in par- ticolare utile per le ESCo) e, dall’altro lato, per- mettano alle banche una più semplice “verifica” del merito del progetto di investimento che viene loro sottoposto. Accanto ai meccanismi “prescrittivi” di cui si è di- scusso nel paragrafo precedente, il quadro regola- torio europeo – o per meglio dire in questo caso “globale” – entro cui va inserita la discussione dell’efficienza energetica a livello industriale non può non prendere in considerazione il sistema delle norme ISO9 e/o UNI10 , dato il ruolo svolto dell’Ente Nazionale di Unificazione e visto che il Rapporto comunque si rivolge al lettore italiano. Ovviamente sono diverse le norme – soprattutto di carattere “tecnico” – che impattano sulla attività dei soggetti operanti nel mondo dell’efficienza energeti- ca, soprattutto a livello industriale. Considerando, tuttavia, gli obiettivi del presente Rapporto, appare qui utile concentrarsi solo su tre norme – specifi- catamente la ISO 50001, la UNI CEI 11352:2010 e la UNI CEI 11339:2009 – che “prescrivono” i requisiti cui devono sottostare tre attori fonda- mentali della filiera dell’efficienza, soprattutto in ambito industriale, ovvero le imprese “utilizzatrici di energia”, le ESCo ed i professionisti nella “ge- stione dell’energia”. Si tratta, è importante sottolinearlo anche per dif- ferenza rispetto a quanto evidenziato nel paragrafo precedente, di norme che regolano forme “volon- tarie” di certificazione, in questo senso quindi de- finendo delle “prescrizioni” ma lasciando ai soggetti economici la libertà di adeguarvisi. E’ altrettanto evidente tuttavia che per loro stessa natura que- ste norme: (i) si propongono di definire delle best 8 L’ISO (International Organization for Standardization) è il più grande ente sviluppatore di norme tecniche volontarie internazionali. Dal 1947, data di fon- dazione, ad oggi sono stati definiti più di 19.000 standard internazionali. 10 L’UNI - Ente Nazionale Italiano di Unificazione - è un’associazione privata senza scopo di lucro fondata nel 1921 e riconosciuta dallo Stato e dall’Unione Europea, che studia, elabora, approva e pubblica le norme tecniche volontarie in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario (tranne in quelli elettrico ed elettrotecnico).
 Figura 2.1 Occorrenze delle principali “barriere” che ostacolano la realizzazione di investimento in efficienza energetica da parte delle imprese 0% 40% 20% 60% 80% 100% assenza di barriere barriere di natura economica barriere di natura culturale 29% 71% 40% 36% 26% 22% 7% assenza di barriere tempi di ritorno dell'investimento "eccessivi" difficoltà di accesso al capitale terzi scarsa consapevolezza del top management difficoltà di accesso al capitale proprio interazione con processo d'acquisto interazione con processo produttivo 2.2 Le norme UNI-ISO in tema di efficienza energetica
  • 39. 38 www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA practice nei rispettivi ambiti, diventando inevita- bilmente dei termini di paragone per valutare la si- tuazione degli operatori economici (anche di quelli che non sono certificati); (ii) hanno come premes- sa indispensabile la creazione di sistemi ad hoc di gestione e controllo dei requisiti, introducendo comunque nel sistema industriale in cui si applica- no competenze di verifica e monitoraggio dello “stato dell’arte” ed offrendo inoltre la possibilità di comparare Paesi diversi con metri di giudizio “standardizzati” appunto; (iii) sono spesso – an- che se come si vedrà meglio più avanti non sempre – accompagnate da meccanismi di premialità per gli operatori economici che le adottano, creando quindi potenzialmente dei differenziali competiti- vi che nella maggior parte dei casi rappresentano la ragione ultima per cui le imprese optano per la certificazione. Nel proseguo di questo paragrafo, con riferimen- to proprio alle tre norme citate in precedenza, si fornirà un quadro delle principali “prescrizioni” che ad esse si possono far risalire e se ne discuterà – preparando in qualche modo il terreno al succes- sivo PARAGRAFO 2.3 – l’effettiva diffusione ad oggi nel nostro Paese. La ISO 50001 “Energy management systems - Re- quirements with guidance for use” La gestione dell’energia da parte delle imprese rap- presenta uno dei temi cardine dello sviluppo del- la “cultura” dell’efficienza energetica nei sistemi industriali. In questo senso, la norma ISO 50001, emanata nell’anno 2011, definisce i requisiti fon- damentali che un sistema di gestione – nell’acce- zione della UNI EN ISO 14001:200411 “un insieme di elementi correlati usato per stabilire una politi- ca, degli obiettivi e per conseguire tali obiettivi” – dell’energia “dovrebbe avere”. La norma è impor- tante per almeno due motivi: (i) da un lato, perchè è una intrinseca affermazione (se ve ne fosse ulteriore bisogno) della crescente importanza per il sistema delle imprese di gestire in maniera sistematica la variabile energetica; (ii) dall’altro lato, perché si propone l’obiettivo di sostituire – ed allo stesso tempo rendere omogenee – norme o procedure che si stavano nel frattempo sviluppando a livello europeo e non (sI VEDA BOX 2.4). La ISO 50001 fornisce alle imprese un quadro di ri- ferimento per l’integrazione delle prestazioni ener- getiche nella gestione quotidiana delle varie attività, ed è in particolare attenta ad individuare i fattori di consumo energetico lungo tutta la catena pro- duttiva dell’impresa, sino a ricomprendere (alme- no per le componenti più rilevanti) le interazioni con i principali fornitori. Non vengono quindi, giacchè non è questo l’obiet- tivo, definiti degli obiettivi “numerici” di miglio- ramento energetico cui allinearsi, bensì vengono nel dettaglio della norma – e con un approccio che segue il cosiddetto “ciclo di Deming” Plan-Do- Check-Act – definiti gli strumenti e le procedure considerati indispensabili per avviare e sistema- tizzare il processo di misura e incremento delle prestazioni energetiche delle imprese (SI VEDANO BOX 2.5 e 2.6). Fra le ragioni che spingono un’ impresa a certifi- carsi volontariamente secondo le “prescrizioni” 11 ISO 14001:2004 “Sistemi di gestione ambientale - Requisiti e guida per l’uso”. Box 2.4 I Sistemi per la Gestione dell’Energia prima della norma ISO 50001 Gli standard per i Sistemi di Gestione dell’Energia fanno la loro prima apparizione nei primi anni 2000, sia ne- gli Stati Uniti che soprattutto in Europa, dove Olanda e Danimarca furono i primi due Paesi (rispettivamente nel 2000 e nel 2001) ad introdurli. Essi furono poi introdotti anche in altri Paesi a livello europeo (Svezia, Irlanda, Spagna e Germania) ed extra- europeo (quali la Corea del Sud e la Cina). Nel 2006, il Comitato Europeo di Normalizzazione (CEN) ed il Co- mitato Europeo di Normalizzazione Elettrotecnica (CE- NELEC) hanno avviato un processo di sintesi dei diversi standard presenti a livello europeo, culminato nel 2009 con la pubblicazione dello standard EN 16001 “Energy Management System”.
  • 40. www.energystrategy.it ENERGY EFFICIENCY REPORT • COPYRIGHT © DIG – POLITECNICO DI MILANO 39 2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA della ISO 50001 vi è indubbiamente il fatto di po- terla utilizzare a fini commerciali nei confronti dei clienti o – probabilmente più efficacemente – di signaling verso investitori e stakeholder isti- tuzionali, ma vi è anche un valore “interno” di sistematizzazione delle iniziative che comunque l’impresa ha in essere o è in procinto di adottare. Appare evidente poi come l’adozione di un siste- ma di gestione dell’energia “certificato” costringa l’impresa a dedicare delle risorse per la stesura di obiettivi e delle modalità per perseguirli e faccia sì che la figura dell’energy manager assuma maggiore rilevanza e “potere decisionale” all’interno dell’im- presa stessa. Box 2.5 Le “prescrizioni” della ISO 50001 Le principali operazioni definite dalla norma ISO 50001 per implementare un corretto Sistema di Gestione dell’E- nergia conforme allaISO 50001 possono essere raggrup- pate come segue: •• Plan (Pianificazione), che comprende: •• la profilatura della situazione energetica dell’im- presa,checonsiste(i)nell’individuarelefontiener- getiche utilizzate, (ii) misurare il consumo energe- tico passato e presente e stimare quello futuro, (iii) individuare le variabili rilevanti che influenzano il consumo energetico (quali ad esempio mix pro- duttivo, scheduling produzione, condizioni atmo- sferiche, etc.), (iv) individuare i centri di consumo più rilevanti, stabilire la baseline (si veda anche il PARAGRAFO 2.3.2) da usare come benchmark per valutare i miglioramenti conseguiti nella perfor- mance energetica, (v) stabilire i KPI per la misura delle performance energetiche, (vi) individuare le opportunità di miglioramento esistenti; •• la definizione “strategica” di obiettivi e piani d’a- zione per raggiungere tali obiettivi. Grande rile- vanza è attribuita al top management, che deve supportare l’implementazione del Sistema di Gestione dell’Energia (SGE) assicurando (i) la disponibilità di risorse (in termini di tempo, per- sonale e disponibilità finanziarie), (ii) la nomina di un suo rappresentante in qualità di responsa- bile dell’implementazione, applicazione e conti- nuo miglioramento del SGE, e (iii) di un Energy Team, ovvero di un gruppo di persone all’interno dell’organizzazione appartenente a funzioni diver- se (acquisti, progettazione, produzione, qualità, risorse umane, amministrazione, controllo di ge- stione,…), che ha la responsabilità di mantenere in funzione il sistema e di verificare la sua appli- cazione all’interno delle varie funzioni aziendali, (iv) deve definire una politica energetica aziendale in cui sono dichiarati gli obiettivi e l’impegno a perseguire un miglioramento continuo nell’utiliz- zo dell’energia e (v) comunicare l’iniziativa a tutti i livelli aziendali ed agli altri stakeholder che hanno un impatto su di essa (fornitori, appaltatori,..), (vi) provvedere alla revisione sistematica del sistema di gestione. •• Do (Piano di azione), che comprende: •• il coinvolgimento del personale, sia interno che esterno all’impresa (es. fornitori), attraverso la definizione di procedure operative, la formazione e l’informazione circa gli obiettivi da raggiungere ed i risultati conseguiti; •• la definizione dei criteri di gestione delle attività operative e di manutenzione più significative in termini di usi energetici; •• la definizione delle specifiche d’acquisto per la fornitura di energia e per i prodotti che utilizzano energia; •• lo sviluppo/ri-progettazione di processi, impian- ti o altre facility per migliorarne la performance energetica. •• Check (Verifica e monitoraggio continui), che com- prende: •• il monitoraggio e l’analisi delle performance ener- getiche, in maniera continuativa tramite un siste- ma di misura, e periodicamente tramite la verifica dell’applicazione del SGE in conformità a quanto previsto sia dalla ISO 50001 che in sede di proget- tazione da parte dell’impresa; •• l’individuazione ex ante degli interventi correttivi possibili in caso di performance non in linea con gli obiettivi prefissati. •• Act (Azioni continue), che comprende: •• la raccolta di informazioni necessarie al top ma- nagement per valutare nella continuità dell’attività dell’impresa l’efficacia del SGE; •• l’individuazione e il reporting continuo al top mana- gement sulle opportunità di miglioramento del SGE.
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